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La storia del borgo di Fonti

Immaginate di vivere a Bognanco Fonti, scavare sotto i vostri piedi e trovare una riserva aurea, o petrolifera, o ancora di diamanti.

La storia del borgo nasce così: dalla scoperta di un’enorme ricchezza apparentemente insignificante e incolore: l’acqua.

Prestino: questo era il precedente nome del borgo che, grazie alla scoperta di tre fonti d’acqua, rivoluzionerà il volto della Valle intera. Inizialmente piccolo e autonomo, mantenne un velo di anonimato fino agli anni ’60 del 19esimo secolo. L’anno della scoperta fu il 1863: una giovane pastorella si imbatté nella prima fonte, successivamente denominata “San Lorenzo”, e ne rese partecipe il parroco di Bognanco Dentro, il quale per primo iniziò a pubblicizzare l’evento.

La svolta effettiva però, il cambio di passo della valle, avvenne una dozzina di anni dopo, precisamente nel 1890. L’allora avvocato Emilio Cavallini era afflitto da dolori gastrici e problemi a livello epatico. Venuto a conoscenza delle proprietà curative della piccola fonte e sottopostosi alla sua terapia, l’avvocato guarì completamente. Alla gratitudine subentrò presto un’intuizione acuta, di carattere squisitamente imprenditoriale: ne comprese le potenzialità oltre ad intravedere il valore a cui il borgo, turisticamente, poteva ambire. Investì quindi alla ricerca di altre sorgenti, migliorò la “San Lorenzo” e trovò una seconda fonte: “L’Ausonia”.

 

Il turismo

Il paese trasformò così una fortuna naturale in una commerciale. Il piccolo borgo, forte di una struttura ricettiva e curativa, attirò presto le classi più abbienti di fine secolo, sviluppando il fascino di meta turistica. Sorsero alberghi e luoghi di ristoro a supporto dell’impianto curativo delle fonti. Il flusso di turisti aumentò considerevolmente a tal punto che l’offerta di servizi si segmentò. Dalle trattorie per la classe medio-borghese ai ristoranti oggi detti “stellati”, dagli hotel di lusso ai precursori dei moderni B&B, vere e proprie camere in affitto con servizio di cucina incluso. 

Causa primaria e motore della rivoluzione in valle, la struttura di Cavallini racconta ancora oggi lo stile di una socialità da Belle Époque. Il complesso mantiene, seppur variata nel tempo, l’originale suddivisione in padiglioni. Riservati soprattutto alle terapie e alla ristorazione (necessaria per le cure), erano anche dedicati alla citata socialità. Spettacoli, concerti ed eventi, erano capaci di rendere Fonti un vero e proprio villaggio turistico.

Nell’incalcolabile flusso di turisti si documenta che persino il poeta Eugenio Montale e il colonnello francese Dreyfus si sottoposero ai benefici della San Lorenzo. Fu così che per tutto il 20esimo secolo Fonti si impose a livello europeo per produzione di acqua dalle particolari proprietà digestive e curative, portando alla valle grandi ricchezze

I benefici delle fonti

Nonostante le acque di ciascuna sorgente differiscano per qualità medicamentose, nell’insieme godono di una simbiosi eccellente. Se la San Lorenzo risponde alle necessità mediche, l’Ausonia soddisfa il palato di chi cerca un’ottima acqua da tavola

Più nello specifico le due fonti differiscono, oltre che per i propri benefici, anche per portata e flusso d’acqua. 

San Lorenzo

La fonte San Lorenzo è la più esigua, ma se la quantità non è il suo punto forte, lo è sicuramente la sua qualità. Caratterizzata da effervescenza naturale, gode di proprietà diuretiche e lassative, facilita la depurazione dell’apparato digerente e la salute dal punto di vista epatico. La terapia digestiva e depurativa della San Lorenzo era comunemente composta da una dieta di circa 2 litri mattutini. A seguire erano consigliate ampie passeggiate e un brodo di carne servito a pranzo. Questa sua efficacia era talmente nota tra i consumatori che si diffusero ironiche vignette: raffigurati all’ombra degli alberi dei padiglioni si nascondevano i sacerdoti e le donne in un’intimità tutta novecentesca, colti appunto dagli effetti lassativi della terapia.

Ulteriore particolarità è la sua produzione e vendita, affidata esclusivamente a centri di cura e farmacie: proprio l’attribuzione di un carattere medico si tradusse in una figura responsabile delle terapie all’interno dei padiglioni: Carlo Angela.

 

Ausonia e Guadenziana

L’“Ausonia” invece, viene raccolta in quantità maggiori e assicura benefici soprattutto gustativi: è infatti un’ottima acqua da tavola, servita durante i pasti ai commensali nei padiglioni.

La Val Bognanco, in realtà, ha dato alla luce una terza sorgente di acqua estremamente raffinata, la cosiddetta “Gaudenziana”. Sgorga da una fonte in alta valle e viene commercializzata grazie ad ampi impianti di raccolta: è infatti delle tre la più copiosa. Non gode di particolari azioni curative nonostante la sua bontà a tavola

Non è finita qui: è infatti documentata la presenza di una quarta fonte in valle, di cui purtroppo oggi gli abitanti non possono godere a causa della mancanza di opere di ricerca e raccolta svolte in passato. Il motivo della scoperta è di tipo amministrativo: scaduta la concessione per lo sfruttamento delle acque, Emilio Cavallini fu costretto a cedere la propria posizione all’interno del complesso. La fortuna però gli strizzò l’occhio e grazie ad una parentela riuscì a rimanere tra i soci dell’impianto di Fonti. Fu proprio la decisione successiva di avviare la costruzione dell’odierno Grand Hotel Milano che, durante i lavori, venne trovata la quarta fonte. 

Acque di benessere e wellness

Dopo un secolo di imponenza, il volto di Fonti oggi ha mutato aspetto: il fiore all’occhiello della valle, le sue acque curative, oggi sono un’importante struttura di benessere fisico e termale con attività e terapie che hanno spostato l’attenzione dalla salute medica a quella fisica. Dalla prima goccia sgorgata è passato un secolo e mezzo e altrettanta acqua con esso, eppure, oggi più che mai, Fonti ha tutte le carte in regola per imporsi nuovamente e riconquistare il ruolo che la storia le aveva riservato.