Emilio Cavallini

L’avvocato Emilio Cavallini e la valle Bognanco

L’imprenditore che credette nella valle

Emilio Cavallini, nacque a Torino figlio di Gaspare Cavallini, senatore di origine pavese.

Il legame con la valle Bognanco fu merito di una piccola pozza d’acqua, scoperta nel 1863. In quell’anno a una giovane pastorella fu attribuita la scoperta delle fonti di Bognanco. La piccola, infatti, si accorse della particolarità della sorgente che le sgorgava sotto i piedi: il gusto era forte, simile all’acquavite.

Il primo a dare la giusta attenzione all’accaduto fu il cappellano Fedele Tichelli che fece analizzare le acque della sorgente. Acqua gazosa di Bognanco: questo il nome della società che in modo fulmineo egli creò per mettere sul mercato un prodotto tanto unico e raro, dopo aver anticipato la concorrenza e comprato l’intero campo con la piccola sorgente.

Emilio Cavallini investe su Bognanco

I due fili narrativi si incrociano in questo punto della storia: a Solcio di Lesa, sul Lago Maggiore, Gaspare Cavallini venne a conoscenza delle qualità medicamentose e curative delle fonti di Bognanco. La scoperta riaccese le speranze del figlio Emilio che ormai da tempo soffriva di disturbi intestinali e gastrici, affrontati con svariati approcci medici, ma senza alcun risultato. Il futuro avvocato partì subito per Bognanco, nel 1890. Inutile descrivere la terapia o la sua efficacia: nel 1892 la società di Tichelli era già stata acquistata dal Cavallini. Il consumo di quell’acqua curativa aveva realmente sollevato l’avvocato dai suoi dolori, riducendo i disturbi di cui soffriva.

Cavallini però non si accontentò della piccola fonte: forte della propria intuizione circa la straordinarietà di quelle acque, comprò alcuni campi attorno per iniziare le ricerche di altre sorgenti e pozze. Fu così che proprio nel 1982 trovò la “Adelaide”, chiamata così per omaggiare la sorella. Alla fine dello stesso anno fu la volta di quella che diverrà la più iconica e rappresentativa di tutta la Valle: la “San Lorenzo” (omaggio al borgo stavolta).

Le visioni imprenditoriali di Cavallini

Il secolo della svolta è il 20esimo: nel 1906 Cavallini fondò la Società anonima per azioni “Acque & Terme di Bognanco”. La macchina era pronta: il boom e lo sfruttamento industriale porteranno ben presto un flusso ininterrotto di forestieri, l’impianto disporrà entro la fine del primo ventennio di tecnologie e macchine d’imbottigliamento automatizzato, sorgeranno poi tutt’attorno strutture ricettive e turistiche a supporto dell’impianto termale. L’acqua, grazie alla rapidità di imbottigliamento si diffuse su scala internazionale, venendo venduta in tutta Europa.

La svolta turistica di Emilio Cavallini

La visione strategica e le qualità imprenditoriali di Cavallini lo spinsero a cavalcare l’onda di turisti e visitatori che si affidavano alle terapie delle acque di Bognanco, costruendo così il Grand Hotel Milano.

Emilio Cavallini Bognanco Albergo Milano
Grand Hotel Milano

Il successo sbarcò anche in America, come dimostra la bottiglia con l’etichetta inglese che si conserva ancora oggi nello stabilimento. La direzione sanitaria fu affidata al Dottor Carlo Angela, docente universitario, la prima persona che impostò un approccio medico-scientifico attorno alle proprietà curative delle acque. Il figlio Piero sarebbe poi diventato il più famoso divulgatore scientifico della televisione italiana.

Soltanto la funivia, costruita nel 1954, avrebbe aggiunto la ciliegina alla torta di Bognanco Fonti. Emilio Cavallini era riuscito a cambiare la fisionomia di una Valle intera, l’aveva convertita da insieme di piccole frazioni agricole a grande impianto turistico, richiesto in tutta Italia e persino oltre il confine: Bognanco si era trasformata così in un rinomato centro termale e di villeggiatura.

“Bognanco tu Bognanco, rifugio sei del cittadino stanco, e l’acque tue, per vie non conosciute, ridanno nuova giovinezza al cuor. Il nome tuo vuol dire, campar cent’anni e forse non morire, perché tu rendi a tutti la salute, che della vita è l’unico tesor.”

Tesoro, proprio come quello che, da una piccola pozza, Emilio Cavallini fu in grado di far scorrere.

Bognanco, tu Bognanco, così suonava, infatti, un ritornello pubblicitario degli anni Cinquanta.

3 risposte

  1. Vi ringrazio davvero molto per aver dato uno spazio dignitoso al nome di Emilio Cavallini, rompendo una lunga abitudine che lo ha visto spesso citato “en passant” in tante ricostruzioni degli ultimi 50 anni (basti vedere altri siti sull’argomento). Riusciva ad attirarsi molte antipatie se non voleva diversamente, ma i meriti e le opere andrebbero riconosciuti indipendentemente dalla cordialità.
    Sono così contento che vi faccio un regalo, inedito anche nel comunque ottimo libro del 2013 “L’acqua gazosa” di Paolo Volorio, che consiglio agli appassionati.
    Sebbene non ci siano documenti specifici, è assolutamente logico supporre che il primo a parlare di Bognanco alla famiglia Cavallini, molto religiosa, fu un parroco nativo di Bognanco ma operante a Solcio nell’ultima parte della sua breve vita; don Carlo Maurizio Previdoli (1838-1895). Nel cimitero di Solcio di Lesa c’è ancora la lapide a lui dedicata.
    Raccolgo materiale da molti anni sulla famiglia Cavallini, chissà non si possa presto celebrarla insieme.

    1. Ciao!
      Grazie per il tuo contributo, per noi è prezioso.
      Lo spunto di approfondimento sulla famiglia Cavallini è un’ottima idea. Non esitare a farci sapere che ne pensi!
      Siamo sempre lieti di raccontare la storia e le bellezze di Bognanco

  2. Grazie Massimo, anch’io sono un ricercatore sulla famiglia Cavallini, però le mie ricerche sono riferite alla proprietà del castello di Tortorolo.

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