Pizzanco

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Il borgo di Pizzanco

Pizzanco…

«Un luogo dove staccare dalla vita frenetica di tutti i giorni, una natura incontaminata e rigogliosa». 

Così Davide Cameroni descrive il borgo di Pizzanco, piccola frazione del comune di Bognanco a 1142 metri s.l.m.

Nei pressi di San Lorenzo, ma lontana dai ritmi del capoluogo, sorge il piccolo borgo di Pizzanco.

Pace e tranquillità fuori dal tempo sono le caratteristiche della sua comunità, riunita in un paese di abitazioni tradizionali e vicoli a perdita d’occhio.

La sua storia racconta le fatiche del lavoro, dell’allevamento in alpeggio e della produzione di formaggi e burro.

chiesa pizzanco bognanco

 

I frutti del duro lavoro e del rapporto con la natura sono ancora oggi un aspetto riconoscibile: affrescato all’ingresso della chiesa il patrono San Uguccione regge proprio una forma di formaggio.

Curt e Curtitt

A Pizzanco uomo e natura hanno vissuto da sempre in simbiosi: per secoli l’alpeggio è stato l’elemento centrale dell’economia valligiana.

Per generazioni le famiglie del borgo hanno recuperato praterie di montagna e prati, costruendo cascine, baite e stalle.

Una lotta continua per strappare alla montagna appezzamenti dove costruire o pascolare il bestiame.

Purtà e scargà (portare e scaricare) sono stati la quotidianità dei frazionisti che salivano in alpeggio trasportando gerle e caule piene, tornando poi a Pizzanco per scaricarle nuovamente.

L’anno solare e il lavoro erano scanditi dal ritmo della natura

  • in inverno il bestiame veniva tenuto nelle stalle del borgo e nutrito fino all’arrivo della primavera: la cosiddetta fase di stabulazione.
  • Con i primi tepori di marzo iniziava la fase di estivazione, i bovini venivano portati a pascolare sui prati erbosi alle corti maggengali dette anche curt e curtitt.
  • In estate, invece, gli animali erano lasciati liberi di pascolare in alpeggio tra i campi rigogliosi dell’alta montagna.

Da Pizzanco in alpeggio

Gli elementi costitutivi di un alpeggio erano essenzialmente quattro: uomini, bestiame, edifici e pascoli.

Solitamente ogni alpeggio era affidato a rotazione a un casaro, aiutato da un garzone d’alpe. La scelta avveniva nel borgo di Pizzanco, mediante assegnazione tra squadre diverse.

Il bestiame d’allevamento era comunemente costituito da bovini da latte e carne, talvolta accompagnati da piccoli greggi di capre e suini. Questi erano liberi di pascolare nei verdi prati d’alta montagna, rigogliosi e fertili anche grazie al letame prodotto da loro.

Gli edifici erano pensati per garantire benessere a uomini e animali ma soprattutto una produzione consistente. Le strutture erano così divise: 

  • all’interno della casera avveniva la lavorazione casearia e il ristoro dei pastori.
  • Le cantinette dei formaggi erano piccole costruzioni nei pressi di un ruscello d’acqua corrente, permettevano di raccogliere i formaggi, il latte e il burro e mantenerli refrigerati.
  • Le stalle invece offrivano riparo ai bovini e tenevano all’asciutto il fieno nei giorni di pioggia.

Ciascuna struttura richiama la tradizionale architettura in pietra della valle Bognanco: muri ad incastro e tetti in piode erano gli elementi caratteristici dei rustici alpini.

Infine, una fitta rete di sentieri e mulattiere, ma anche canali di scolo per le stalle e rifornimento idrico rendevano più semplice il trasporto e la comunicazione tra alpeggi diversi.