Da Monte Ossolano a Pristino, fino a San Lorenzo. L’antico e “sperduto” borgo di Ca’ Monsignore poggia oggi su una delle vecchie vie che collegavano la valle in caso di frane o valanghe.
Un tempo nodo nevralgico e ponte tra borghi lontani, oggi è descritto non a caso dall’aggettivo sperduto, segno di un tempo che non ha nascosto il suo scorrere, soprattutto sul borgo.
La storia di Ca’ Monsignore traccia le coordinate di un piccolo borgo che faceva dell’agricoltura il suo sostentamento. Il sentiero che ancora oggi attraversa le case è coronato da viti e rami intrecciati.
Il volto del borgo, precisamente l’aspetto estetico e strutturale delle sue case, ci riporta nei secoli 17esimo e 18esimo. La pietra, oltre alla terra e alle viti, è un elemento chiave per inquadrare e capire in profondità ciò che era e ciò che è oggi Ca’ Monsignore. La variabilità, l’impiego di intonaco e soprattutto le forme grezze e poco lavorate della pietra strutturale ne confermano la cornice storica.
Costruzioni elementari ma solide, poco o raro impiego di malta a favore di incastro a secco, descrivono il paese e le dinamiche artigianali e familiari di un tempo.
Proprio la famiglia era il nucleo sociale e motore dell’economia del borgo e le abitazioni lo rispecchiano. Dove l’arretratezza lasciava il posto alla civiltà, le camere da letto non si ricavavano più dalle stalle, veicolo di calore poste ora al piano inferiore, ma al piano superiore, accessibile tramite scale esterne.
Il pendio della valle, infatti, arginato per coltivare grazie ai terrazzamenti, veniva architettonicamente affrontato da case costruite perpendicolari alla fiancata. La struttura comprendeva un piano a livello, uno sottostante e uno superiore, accessibile appunto tramite scale in legno poste al di fuori delle mura di pietra.
Anche la socialità, seppur ristretta alle logiche di un piccolo paese, aveva una funzione aggregatrice. Sembra che proprio una famiglia protestante abbia dato vita al borgo di Ca’ Monsignore: nella loro camera adibita a luogo di culto, i paesani si riunivano in preghiera. La croce che campeggia su un muro interno testimonia oggi la coesione e la fede di un borgo un tempo vivo e florido.
Vite, orti di famiglia e religione, il lavoro della terra e il rapporto con la valle. La pietra e i nuclei famigliari: questi i volti di un borgo che ancora oggi ha tanto da raccontare. E di una valle che non smetterà di essere raccontata.