50 anni dopo, Monteossolano testimonia il coraggio di una valle intera
A pochi giorni dall’epilogo, ci siamo recati sul luogo dell’incendio per raccogliere la testimonianza viva di Monteossolano, ripercorrendo, anche grazie ai meravigliosi scatti di Alessandro Lombardo e alla collaborazione della squadra Aib di Domodossola, l’incendio che per più di due settimane ha colpito la provincia di Domodossola.
“Il giorno dopo avevamo in programma di pulire la gippabile e i sentieri […].
Ci siamo trovati a lavorare non come volontari ma in intervento di emergenza.”
“Andavi nel letto ma non chiudevi occhio. Mettevamo stracci sotto a porte e finestre perché l’aria era irrespirabile.”
– Testimonianza dalla frazione di Monteossolano
“Si vedeva un gran fumo, tutte queste fiamme altissime… Ha bruciato tanto … È andato avanti 12 giorni. Sembrava spento, poi è ripartito.
C’è stato di buono che non c’è stato vento… Sono stati bravi a contenerlo.”
– Testimonianza dalle località di Bei, frazione con vista su Monteossolano
È partito nel pomeriggio di Venerdì 10 Febbraio l’incendio che per oltre due settimane ha bruciato i boschi sopra Monteossolano, nei pressi di Domodossola, in Piemonte.
Solo l’intervento ininterrotto di Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Volontari dell’Aib e Carabinieri Forestali con il supporto via aria di un elicottero regionale e di due Canadair, ha permesso, (forse), di estinguere l’incendio dopo una corsa di oltre 100 ettari tra castagneti, faggete e boschi di conifere, per uno stato di emergenza complessivo durato 15 giorni.
Forse estinto perché, nella giornata di Lunedì 6 Marzo (a 25 giorni dallo scoppio), ancora una fumaiola grigia è stata notificata alla squadra Aib di Domodossola da un abitante della frazione di Bei, a cui sono seguite verifiche ed accertamenti sul luogo per fronti ripartiti.
Da una scintilla a 100 ettari di terra bruciata: lo scoppio dell’incendio
Come ci racconta Fabio Patelli, Presidente della Consulta di Monteossolano e colui che ha ricevuto la chiamata d’allarme, le prime fiamme hanno iniziato a levarsi nel pomeriggio di Venerdì 10 Febbraio intorno alle 14:30.
La scintilla responsabile dell’incendio sembra partita da una baita in località Croppo di Monteossolano.
“Sono mesi che non piove…può capitare a chiunque durante un barbecue o se parte una scintilla dal camino”.
Fabio Patelli
Secondo quanto riportato dai principali organi di stampa locale, infatti, proprio il braciere incustodito di un villeggiante svizzero, sarebbe stato la causa dell’incendio.
Complice il clima secco di fine inverno e l’assenza di precipitazioni, il braciere ha liberato la furia delle fiamme che in poco tempo hanno coinvolto i prati e la vegetazione circostante.
Il pronto intervento dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Domodossola ha permesso di contenere le fiamme, salvaguardando le abitazioni minacciate. L’incendio si è però esteso trovando combustibile nei boschi del versante, luogo più difficile da raggiungere per gli operatori sul campo.
Come infatti raccontato da Ivano Caffaro (caposquadra e guida della sezione Aib di Domodossola), i volontari si sono trovati costretti a portare a spalla le pesanti attrezzature lungo i sentieri di montagna, impraticabili per gli ingombranti mezzi di soccorso.
“La più grande difficoltà che abbiamo incontrato è stata la carenza di acqua. Sono stati mesi con scarse precipitazioni piovose e nevose. La boscaglia secca di conifere e il rotolamento di natura ardente ha reso le operazioni complicate”.
Ivano Caffaro
Nella serata di Venerdì, il bilancio stimato dai pompieri ha riportato un fronte principale dell’incendio esteso per circa 700 metri, con focolai secondari più contenuti sviluppati su altri lati.
Gli interventi di spegnimento
Una volta scattato l’allarme, l’area è stata prontamente sorvolata da un elicottero del sistema antincendio della Regione Piemonte, coordinato da terra dagli operatori del DOS (Direzione regionale delle opere di Spegnimento) mentre il personale dei Vigili del Fuoco, coadiuvato dai volontari di Gravellona Toce e dai volontari delle sezioni Aib di tutta la provincia, ha lavorato per tentare di circoscrivere le fiamme, bonificando l’area.
Sul posto sono giunti anche i Carabinieri Forestali della stazione di Piedimulera, avviando da subito le indagini per risalire alla causa del rogo, dalle prime rivelazioni di matrice colposa.
Via aria
Gli interventi hanno richiesto il supporto di un elicottero del servizio regionale e di due Canadair della flotta nazionale dei Vigili del Fuoco (un Canadair 30 e un Canadair 26) che, con 30 lanci di schiuma estinguente e liquido ritardante, hanno impedito alle fiamme di propagarsi irrimediabilmente.
Si è rivelato fondamentale, per la tutela dell’inestimabile valore ambientale dei boschi limitrofi, il bacino d’acqua (con capienza di 25 mila litri) raccolta dal Dagliano costituito dai volontari dell’Aib presso località Monticchio, San Rocco, per le rapide operazioni di contenimento dell’elicottero regionale, mentre i Canadair della flotta nazionale raggiungevano le acque di Baveno, sul Lago Maggiore.
Circa 4 rotazioni ogni ora per scariche d’acqua e schiuma ritardante ogni 13-14 minuti.
Questo il ritmo tenuto dai canadair giunti da Genova e Roma che, con traiettorie chirurgiche e manovre tanto mozzafiato quanto complicate, hanno magnificamente presidiato i cieli della valle.
Via terra
Contemporaneamente da terra, l’unità di crisi locale dei Vigili del Fuoco per la gestione dell’emergenza ha coordinato dal parcheggio pubblico di Monteossolano le risorse disponibili e gli enti sul posto.
L’enorme spiegamento di forze e il lavoro coordinato delle operazioni, hanno permesso alla valle intera di osservare, nella mattina di Martedì 14, un cielo azzurro ed un’aria pulita, priva dell’enorme colonna di fumo a cui era stata abituata nel corso dei giorni precedenti.
Di circa 72 ettari è il bilancio del disastro dopo l’apparente spegnimento avvenuto a 5 giorni dallo scoppio e a fronte del lavoro congiunto di un elicottero, 2 Canadair e oltre trecento operatori tra Vigili del Fuoco, volontari dell’Aib e Carabinieri Forestali.
Il vento alza di nuovo le fiamme
“Questa mattina l’Ossola si è svegliata sotto una coltre grigia, non nuvole ma fumo dall’odore acre.”
Eco Risveglio
È durato meno di 24 ore il sospiro di sollievo di Monteossolano e di tutta la vallata. Nella mattinata di Mercoledì 15, infatti, le fiamme alimentate dal vento la sera precedente, hanno riacceso la vegetazione secca di boscaglia, costringendo a richiamare il supporto aereo e il personale via terra per coordinare nuovamente le operazioni di spegnimento.
“Le pigne facevano ripartire il fuoco. Ma non solo in un punto: vedevamo tutti i focolai e le squadre salivano proprio per spegnere ogni fuoco che ripartiva.”
Fabio Patelli, Presidente di Consulta Frazione di Monteossolano
La boscaglia secca ha nascosto sotto la superficie del fogliame braci e pigne ancora ardenti che, rotolando, hanno ampliato i fronti ritenuti ormai estinti.
Dopo più di due settimane dalla scintilla iniziale, l’incendio di Monteossolano ha bruciato oltre 100 ettari di valle, lasciando una profonda cicatrice nera dove prima spiccavano castagneti, faggete e boschi di conifere.
A 50 anni l’incendio si riaccende
“50 anni fa c’era stato un incendio nella stessa zona, era andato avanti un mese intero… Aveva bruciato tutto sopra Monteossolano.”
Testimonianza dalla località Bei, Frazione con vista su Monteossolano
Cinquant’anni dopo, l’incendio a Monteossolano ricorda l’evento che per quasi un mese aveva coinvolto lo stesso lembo di valle. Allora, come raccontano gli abitanti della frazione di Bei, località che volge lo sguardo direttamente sul versante, i mezzi a disposizione erano assai diversi.
Trincee tagliafuoco e il lavoro dei valligiani erano stati l’unica arma per combattere le fiamme che, al tempo, avevano addirittura raggiunto la cima del pendio sopra Monteossolano.
Né Canadair né elicotteri: l’incendio era stato domato dal coraggio della stessa frazione che oggi ha visto avvicinarsi minacciosamente le fiamme.
Coraggio e Volontariato
Un incendio che ha scaldato il cuore della valle
“Portavamo dolci, panini e caffè a pompieri e volontari.
Ci regolavamo in base al numero di panini.
I primi giorni ne abbiamo preparati 50,60,70.
Poi un giorno ne abbiamo fatti più di 130.”
Come ci racconta Fabio Patelli, abitante di Monteossolano e Presidente della Consulta di frazione, da tutti i paesi e dalle valli circostanti c’è stata unione. L’Amministrazione di Bognanco si è resa disponibile all’allestimento di una vasca antincendio per l’elicottero impegnato nelle operazioni di spegnimento.
Dalla Val Formazza, dalla Valle Anzasca, dal Lago Maggiore, da Cannobio, Ornavasso, Gravellona Toce e Omegna; provenienti da 26 sezioni del VCO e da 2 sezioni del novarese: ciò che ha davvero colpito nel profondo gli abitanti di Monteossolano è stato il cuore dei volontari giunti da ogni distretto.
Un ricordo che ha reso l’incendio un’esperienza di unione e collaborazione.
“La gente ha capito il valore del volontariato.
Perché quella gente lì è gente che mette a rischio la sua salute…
Volontariato…
Gente che non è pagata.
Gente che il Sabato e la Domenica al posto di stare con la famiglia era qui a lavorare.
E arrivavano giù neri come il carbone.
Come gli spazzacamini.
Stanchi e distrutti.
La realtà è quella.”