La maestra centenaria dell’Ossola – Capitolo 2

La storia della maestra Alma Coda Cap Borsotti

“Ho dedicato la vita ai bambini. Li rimpiango ancora, dopo cent’anni.”

Quando ha compiuto 100 anni, nel 2023, avevamo deciso di conoscerla.

Incontrare persone come Alma non è mai solo prepararsi ad una presentazione, e poi ad una conversazione.

Quell’incontro era soprattutto essere disposti ad ascoltare, per riuscire a raccogliere una storia di valore, i ricordi di una vita centenaria che ancora oggi per le strade suonano “Buongiorno maestra!”.

“Ma io con tutti gli alunni che ho avuto, confesso che a volte non mi ricordo.”

L’anno scorso, stavamo ripercorrendo la storia del borgo di San Marco e l’istruzione scolastica del primo ‘900 in Ossola, e avevamo deciso di rivolgerci a quella che in molti chiamano la “maestra dell’Ossola”.

È nata così “La maestra centenaria che insegnava durante la guerra – La storia di Alma Coda Cap Borsotti”.

Nel primo capitolo di questa storia, ci siamo fatti raccontare della sua infanzia a Modane, una piccola cittadina francese, e del successivo trasferimento in Italia, prima a Santhià e poi a Domodossola. 

L’abbiamo seguita attraverso i suoi studi a Torino durante i difficili anni della Seconda Guerra Mondiale, compresi i giorni dei bombardamenti e le corse verso i rifugi antiaerei. 

Abbiamo conosciuto la giovane maestra nel suo primo incarico di ruolo a San Marco, un borgo animato solo dai bambini delle frazioni vicine, dove ha insegnato con passione nonostante le difficoltà della guerra. 

La sua carriera è proseguita a Montecrestese e infine a Domodossola, dove è rimasta una figura amata e rispettata dai suoi studenti. 

Sono questi ricordi, ricchi di dettagli storici e aneddoti personali, che ci hanno offerto uno sguardo intimo su una vita dedicata all’insegnamento e alla resilienza, e uno più storico su passaggi chiave del nostro Paese, e dell’Ossola.

A distanza di un anno abbiamo deciso di tornare a sederci accanto a lei, per ascoltare nuovamente quel tesoro di storie e ricordi, ma questa volta non più sulla Valle Bognanco, sull’Ossola o sulla scuola.

“La maestra centenaria che insegnava durante la guerra – Capitolo 2” è come tornare ad imparare a vivere, lasciando che sia l’esempio di Alma ad insegnarci come fare.

Questi sono alcuni estratti del nostro incontro: abbiamo deciso di raccontarvi come si può non smettere mai di imparare, anche da ricordi come questi.

1 – Le divisioni

“Mi sono sempre domandata come ha fatto. Non me lo sono mai spiegata.”

Un anno la maestra Borsotti stava insegnando le divisioni ai propri alunni della scuola elementare. 

Ricorda di averlo fatto con tutti e secondo la stessa logica di sempre, eppure, nonostante la sicurezza di un metodo già provato, uno di loro non riusciva proprio ad impararle.

Così si era proposto un altro alunno, suo amico. Dopo qualche tentativo, si era convinta a lasciare a lui il compito che spettava a lei.

“Cosa ho fatto…Se non sono riuscita io, figuriamoci se riesce lui.”

Non ci ha nascosto il timore di aver commesso un errore, dopotutto erano i primi anni di insegnamento e l’esperienza alla cattedra era ancora poca.

“Si impara in continuazione insegnando. È più quello che si impara di quello che si insegna.”

Ci ha raccontato che il segreto, a volte, è cambiare prospettiva: seguire una logica diversa e riuscire ad aprirsi a quel diverso che può spaventare.

“Alla fine quell’alunno ci è riuscito. Mi sono sempre domandata come ha fatto. Non me lo sono mai spiegata.”

2 – La bocciatura

“Mi sono pentita d’averlo bocciato”

Le capitò nei primi anni da maestra una classe che la segnò profondamente.

Un bambino del piccolo borgo di San Marco meritò la bocciatura, qualcosa che può succedere insomma.

“Negli anni seguenti ho sentito che le bocciature non servono.”

Alma si interrogò molto su quell’unico ragazzo rimandato, quasi più che sul resto della classe promossa.

“Bisogna saper estrarre dalle capacità del bambino quello che può, e non bocciarlo.”

Aveva 21 anni e ancora l’esperienza di una giovane ragazza fresca dell’esame statale; ma quel ricordo le rimane impresso ancora oggi, dopo 100 anni.

“Un bambino che è bocciato, nei confronti degli altri si sente umiliato. Io non l’avevo capito.”

“In seconda e terza elementare si è più mamma che maestra.”

Ci ha raccontato di questo aneddoto con la sensibilità di una mamma, e la criticità di una maestra che ha il compito di insegnare, e il dovere di non smettere di imparare. 

“Si impara in continuazione insegnando. È più quello che si impara di quello che si insegna.”

3 – L’affitto

“Con tutto quello che prendevamo noi insegnanti…”

Con tutto quello che prendevano gli insegnanti negli anni ‘40, Alma si è ritrovata a cercare una casa.

Non era facile salire e scendere dalla Valle tutti i giorni della settimana, rientrando la sera per uscire nuovamente il mattino presto.

Forse se è arrivata a cent’anni, ci dice, è merito di tutta quell’attività.

Sua madre al tempo le consigliò comunque di evitare una così grande fatica, cercando una casa in affitto.

“Ci ho provato, sono andata a chiedere quanto costasse una camera.”

Le mancavano 50 lire. Quanto guadagnava lei in un mese.

“E allora sono andata e venuta a piedi. O in qualche modo.”

La passione di Alma non è mai cambiata, dal giorno in cui per la prima volta ricoprì quell’incarico tanto desiderato.

“Non si finisce mai di imparare.”

Così si è conclusa la nostra chiacchierata, e così ci piace concludere questo Secondo Capitolo.

“Sentendo, parlando, credo che si non finisca mai di imparare.”

La vita della maestra Alma è l’essenza dell’insegnamento. Ci ha insegnato che non importa quanto difficile possa essere rendere semplici le divisioni ad un ragazzino, né quanto delicata possa essere la decisione di rimandarne un altro.

La vita della maestra Borsotti è il ricordo di tutte queste lezioni, e la curiosità che porta ad imparare da ognuna di esse.

“Credo che viceversa si perdono molte occasioni per migliorare la vita, nostra e degli altri.”

Forse è questo che per le strade si sente ancora oggi, e suona così: “Buongiorno maestra!”.

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