Tutta la storia della frana in Valle Bognanco
“Il disagio c’era, ma nell’emergenza siamo abituati a dare il meglio, sia in valle che fuori.”
Mauro Valentini, Sindaco di Bognanco
Immaginate di lasciare alle vostre spalle la città per imboccare quei pochi tornanti che vi separano dalla quiete serale della casa in montagna, e di trovarla completamente sommersa dalla parte più debole proprio di quella montagna.
Perché questo è ciò che è successo nel tardo pomeriggio di lunedì 13 maggio, a poche centinaia di metri dal “km 0” dell’unica strada di accesso alla Valle Bognanco, il “giardino” dell’Ossola.
Questa è la storia di quella frana, di cui potete trovare immagini, testimonianze ed approfondimenti per conoscere tutte le fasi dell’evento, dalle prime preoccupazioni alla posa del ponte.
L’ALLARME
“Distacco più o meno rapido e caduta lungo un pendio, con accumulo alla base, sia di masse rocciose sia di materiali sciolti, per azione prevalente della gravità, in ambiente subaereo o sottomarino.”
Se questa è la definizione più comune di una frana, quella avvenuta in Val Bognanco può essere considerata un’eccezione.
Se la caduta è stata rapida, il distacco non era sicuramente passato inosservato.
Si sapeva, infatti, della pericolosità di quella parete, o meglio, quella che a metà maggio si è trasformata in un cumulo franoso, prima era un pendio conosciuto proprio per la sua tendenza a evolversi in fratture e cadute.
Da anni la parete aveva dato cenni di trasformazioni e naturali (è bene dirlo) evoluzioni, che avevano portato alle migliori e più veloci misure preventive e di contenimento.
I primi sassolini della frana hanno iniziato a rotolare sull’asfalto sottostante già nel mese di aprile, quello è stato l’allarme.
È a questo punto che sono intensificati gli esami e i sopralluoghi per la valutazione dello stato di evoluzione morfologica, che sembrava proprio aver ripreso il suo corso con crolli in parte fino alla strada e in parte trattenuti dalle reti paramasso.
LA GUARDIANIA
“La strada provinciale aveva avuto un blocco notturno e un transito controllato nelle ore diurne.
Aveva la necessita’ di avere una vigilanza continua.”
Riccardo Maccagno, Comandante Polizia Provinciale
La prima misura scattata è la cosiddetta guardiania: una sorveglianza continua durante le ore diurne, seguita da uno stop alla circolazione nelle ore notturne.
Polizia Provinciale e Alpini della Protezione Civile che insieme hanno trascorso oltre 14 ore al giorno a tutela di chi quella strada la fa ogni giorno per salire a casa, o per scendere a lavorare.
LA FRANA
“L’impatto poteva essere negativo e importantissimo.
Un plauso a tutti: Provincia VCO, Comune, volontari e Protezione Civile.”
Alberto Preioni, Consigliere Regionale Piemonte
Nel pomeriggio del 13 maggio la chiusura definitiva.
Ancora prima del km 1 della provinciale 68 per Bognanco, la parete rocciosa e le reti paramasso hanno ceduto definitivamente, franando sulla strada sottostante.
“Una situazione evolutiva grave, fratture nella rupe rocciosa con apertura di diversi decimetri e profondità di frattura ipotizzata anche di qualche metro”: queste le valutazioni del primo sopralluogo dopo l’accaduto, che hanno imposto la chiusura della viabilità.
Non sarebbe bastato infatti ripristinare la strada perché la stima più realistica quantificava un rischio di ricaduta di 3-4 volte superiore a quello effettivamente riversato sull’asfalto.
Con la stagione estiva alle porte, la prima necessità della Valle Bognanco è diventata una via alternativa, da qui la “somma urgenza” di tutta l’operazione per diminuire drasticamente i tempi di reazione e l’intervento risolutivo.
L’ISOLAMENTO
Allo stato di “somma urgenza” è seguito lo stato di isolamento di Bognanco e delle sue frazioni.
180 gli abitanti in valle al momento della frana, e altrettante le singole necessità sanitarie, logistiche e personali che l’Amministrazione Comunale e il suo primo cittadino Mauro Valentini si sono trovati da subito a dover garantire.
Necessità che, in condizioni di vita quotidiana, diamo per scontate, ma che basta una frana e smettono di esserlo.
Comprare il pane, scendere in città per fare la spesa, disporre delle medicine o poter andare dal medico, andare a messa la Domenica.
Tre i fronti ai quali l’Amministrazione ha dato la massima priorità:
- istituzione di un Centro Operativo Comunale
- protocollo medico
- protocollo d’evacuazione
IL COC
Un CO.C., forma abbreviata di Centro Operativo Comunale, è l’organo che si costituisce con provvedimento del Sindaco, o di suo delegato, in situazioni eccezionali.
Calamità naturali, eventi a rilevante impatto locale, maxi emergenze da rischi antropici, frane, eventi come questi prevedono interconnessioni costanti e complesse tra tutti gli attori in campo.
A partire dalle amministrazioni, dalle istituzioni, dalle associazioni, dai volontari e dalle aziende incaricate.
È di questo “tavolo di lavoro” il compito di rispondere, gestire e coordinare le situazioni d’emergenza tramite l’applicazione del Piano Comunale di Protezione Civile, atto al superamento dell’emergenza stessa e al ripristino del benessere dei cittadini.
Istituire un C.O.C. è stata la prima strategia operativa del Comune di Bognanco.
Una strategia che in cima alla lista ha posto le necessità sanitarie dei bognanchesi.
IL PROTOCOLLO MEDICO
Basterebbe avere la tosse, il raffreddore o la febbre, o semplicemente aver bisogno di ricette o medicinali per comprendere che uno dei primi compiti del C.O.C. è stato istituire un Protocollo Medico in grado di aggirare l’unica strada di accesso a farmacie, ospedali per i cittadini, o all’ambulatorio, per il medico del paese, interrotta dalla frana.
A poche ore dal cedimento, le strutture ricettive di Bognanco hanno messo a disposizione i propri servizi agli operatori del 118 che, con turni di 12h, per due cambi al giorno, hanno potuto garantire la presenza continua sul posto.
Il meccanismo rimane invariato: la chiamata viene ricevuta dal 112, che si occupa di inviare l’emergenza all’operatore del 118, portato al domicilio da un volontario incaricato, individuato nel Protocollo.
IL PROTOCOLLO D’EVACUAZIONE
In caso di necessità di evacuazione, la Valle ha disposto due piani.
Una soluzione per le ore diurne (per mezzo della piazzola di atterraggio), e un’evacuazione notturna (grazie ad una via di fuga via terra, a rapida ascesa sul pendio).
A partire dalla serata di lunedì, la piazzola di Bognanco ha coordinato senza sosta atterraggi dell’elicottero Drago dei vigili del fuoco di Malpensa e della flotta di Eliossola, evacuando gli abitanti più a rischio.
Nei giorni successivi, diminuita l’emergenza sanitaria, la stessa piazzola ha permesso poi di rifornire le attività e strutture ricettive della valle, nonché le abitazioni degli isolati.
L’impossibilità di volo, nelle ore notturne o in condizioni meteorologiche avverse, ha poi richiesto una via di fuga via terra, disposta e collaudata dagli uomini del Soccorso Alpino dell’Ossola.
Si tratta di una salita con corda e barella, che in pochi minuti trasporta il paziente immobilizzato da valle a monte del pendio interessato dalla frana, per un’evacuazione sicura e rapida.
SENTIERI
In tutti gli altri casi, non si parla più di evacuazione ma di “strada alternativa”.
E, anche in questo caso, sono due le vie che hanno permesso ai bognanchesi di scendere a Domodossola per gli impegni di tutti i giorni.
Entrambi sono sentieri un tempo meno battuti, sicuramente mai come in questi giorni.
Il primo e più accessibile parte dalla località Torno, e raggiunge Barro dall’altra parte in circa 30 minuti.
In direzione invertita, si percorre la discesa in circa 15/20 minuti.
La seconda via parte invece in prossimità della frana, e porta a Vagna, sul versante opposto.
Si tratta di un sentiero più disconnesso ma leggermente più rapido, particolarmente conosciuto “da chi va a funghi”, come dicono a Bognanco.
IL PONTE BAYLEY
“In due giorni hanno montato il ponte, un lavoro eccezionale.”
Paolo Marangon, Geologo
Contemporaneamente ai lavori di coordinamento della prima fase di reazione all’isolamento, l’Amministrazione di Bognanco ha avviato i lavori di ripristino della strada provinciale franata e di una sostitutiva fino al loro completamento (che si stima in qualche mese).
Tante le soluzioni proposte e scartate, tra cui un guado sul fiume Bogna che avrebbe potuto portare a ulteriori criticità per la portata imprevedibile delle acque nelle intense giornate di pioggia e disgelo estivo.
Si è deciso quindi di sfruttare un tracciolino nell’alveo del Bogna, usato per fare manutenzione alla briglia selettiva di protezione.
I lavori hanno così individuato in una sistemazione del manto stradale fino all’alveo, con posa di un ponte temporaneo, la via per il superamento della frana in attesa del ripristino della provinciale e della parete rocciosa.
Esattamente ad una settimana dal crollo, l’Ossola ha visto arrivare una squadra di circa 15 uomini e automezzi colmi di componenti strutturali.
In collaborazione con i volontari dell’Associazione Genieri di Samarate, si è scelto di costruire un ponte Bailey, di derivazione militare, noto proprio per la sua efficacia in situazioni di emergenza e particolarmente adatto per la sua robustezza e capacità di sopportare carichi pesanti.
La realizzazione del progetto ha coinvolto una squadra composta da tecnici, ingegneri, architetti, volontari, cittadini, uomini e donne, tutti uniti per raggiungere un obiettivo comune.
Noti per essere gli unici in Europa a utilizzare ponti militari in contesti civili, i volontari hanno messo a disposizione la loro esperienza e competenza per il progetto, in un intervento che segna il 70° anno dall’installazione del loro primo Bailey, per un totale di oltre 60 ponti.
Il ponte Bailey scelto per Bognanco è una struttura in traliccio d’acciaio, progettata per garantire un’ottima portata e stabilità.
Le dimensioni del ponte sono comprese tra 21 e 24 metri di lunghezza, con una larghezza di oltre 3 metri.
La struttura è stata rialzata di circa 3 metri con spalle realizzate in pietra di cava, per superare eventuali piene del fiume e portare i veicoli a livello dei tornanti in costruzione.
La costruzione del ponte, scelto anche per la facilità di montaggio e posa, si è conclusa in 72 ore.
Il montaggio, iniziato lunedì 20 maggio, si è concluso in meno di due giorni.
Mercoledì 23 maggio la fase di posa ha invece, in poche ore, sollevato e posizionato il ponte sulle spalle in pietra mediante l’impiego di due autogru.
“Siamo più uomini del fare che del parlare. Andiamo a testa bassa per dare un collegamento alla Valle Bognanco.”
Marco Huber, Legale Rappresentante Frua Cav. Mario SPA, Costruzioni Edili
Collegamento che termina, dopo la strada sulla sinistra olografica del Bogna e il ponte posizionato sul fiume, con due tornanti asfaltati che portano poche decine di metri oltre la frana, dall’altro lato.
Si prevede che il ponte Bailey rimanga in uso per un periodo di 3-6 mesi, durante il quale sarà fondamentale per garantire la continuità dei collegamenti stradali e permettere il passaggio di mezzi di soccorso e di servizio.
Se la frana ha ricordato a tutti l’importanza della natura, del rispetto per l’ambiente e della necessità di vivere in armonia con esso, la reazione di Bognanco ha ricordato di cosa sono capaci le comunità di montagna.
La frana ha isolato, i bognanchesi si sono uniti ancora di più.
Bognanco non è solo un luogo su una mappa; è un esempio di come l’amore per la propria terra e per la propria gente possa trasformare un simile evento in un’opportunità di crescita e rinnovamento.
La storia di questa frana, dunque, non si chiude con la cronaca di un disastro, ma si apre con il racconto di una comunità.
E chi meglio di loro può raccontarla…