10 Storie sulla Frana in Valle Bognanco

I mesi primaverili, in montagna si sa, possono portare con sé pioggia e sole.

A volte di più uno, a volte di più l’altro.

Quest’anno, in quello che gli ossolani chiamano il “giardino dell’Ossola”, la Val Bognanco, non è arrivata solo la pioggia.

Sull’asfalto tiepido di aprile, tra le gocce sparse, i valligiani si sono accorti che cadeva anche qualche sassolino.

Quello è stato l’allarme.

Dopo poche ore gli Alpini della Protezione Civile e gli uomini della Polizia Provinciale erano già sul posto, e lì ci sono rimasti “per 14 ore al giorno, pregando per ogni macchina che passava.”

Questa è la storia della frana di Bognanco, di una valle isolata e di quasi 200 bognanchesi e turisti rimasti tra quei tornanti.

Abbiamo chiesto di raccontarcela a 10 di loro che l’hanno vissuta: ciascuno ce l’ha raccontata dal proprio punto di vista.

Queste sono 10 storie sulla frana di Bognanco.

Paolo

Paolo Marangon – Geologo

La frana raccontata da chi ora si trova a combatterla, e tra questi c’è il geologo Paolo Marangon.

Ci ha aperto le porte del suo studio, nel quale ci ha accolto per spiegarci ciò che forse si è raccontato meno:

Cos’è davvero una frana?

Cosa rende questa frana diversa dalle altre?

E soprattutto: quali sono i primi passi da muovere in casi di “somma urgenza”?

Queste sono le domande che abbiamo scelto di rivolgergli, dall’allarme di quei sassolini fino alla posa del ponte bailey sulle sponde del fiume Bogna, per capire cosa significa vivere al di là di una frana, e cosa significa ripristinare una montagna franata.

Con Paolo abbiamo ripercorso ogni fase.

La prima è capire se c’è un rischio per le persone. 

Gli interventi di guardiania, la chiusura della viabilità, prima notturna poi totale, e l’isolamento: dopo il secondo cedimento la situazione era a “rischio elevato”.

La seconda è stata interrogarsi sulle alternative: creare un guado sul fiume, costruire una galleria. Tutte soluzioni attuabili ma che prima avrebbero richiesto comunque il ripristino definitivo del versante interessato.

La terza: la soluzione scelta per Bognanco è stata quindi la posa di un ponte di derivazione militare, il ponte bailey, per garantire una viabilità alternativa di 3-6 mesi, tutto il tempo necessario per mettere nuovamente in sicurezza quel lato debole della montagna ossolana.

geologo paolo marangon

Cristiano

Cristiano Galletti – Capostazione Soccorso Alpino 10° Delegazione Val D’Ossola

Al momento della frana, in valle erano presenti circa 150-200 persone, tra bognanchesi e turisti.

Tutti erano consapevoli che la provinciale franata, la 68, è l’unica strada di accesso al paese, che in aggiunta era interrotta praticamente dal “km 0”, un paio di curve lasciata Domodossola alle spalle.

Con Cristiano Galletti, Capostazione del Soccorso Alpino, abbiamo assistito al collaudo di quella che tecnicamente è chiamata “via di fuga”, una rapida via di evacuazione da terra che consente di superare la frana anche ai pazienti immobilizzati o feriti.

Se per tutti, infatti, è possibile valicare in poco meno di mezz’ora di sentiero in due punti della valle, una speciale barella trasportata dall’esperienza degli operatori del Soccorso Alpino, può farlo in pochi minuti.

cristiano galletti soccorso alpino

Gianluca

Gianluca Santopolo – Ufficio Operativo e Logistico Eliossola

In ambienti ostili come la montagna, l’elicottero è un mezzo indispensabile per fornire trasporti eccezionali urgenti e in punti strategici.

Se via terra, infatti, la via di fuga del Soccorso Alpino è stata collaudata con successo, via aria non c’è stato bisogno di verificare l’efficienza della flotta di Eliossola e dei Vigili del Fuoco.

“Se parte di quelle 180 persone sono state evacuate, è merito di mezzi come questo.”

Siamo entrati nell’eliporto di un’azienda italiana leader nei trasporti aerei, Eliossola, e con Gianluca abbiamo potuto conoscere i mezzi e le operazioni che hanno permesso di fronteggiare l’isolamento di Bognanco.

gianluca santopolo eliossola

Dario

Dario Darioli – Valligiano

L’ultimo tassello per comprendere come Bognanco riesce tutti i giorni a superare i “confini” del paese, e senza troppi disagi (è bene sottolinearlo), è la storia di Dario, “uno della valle”.

Per poterla raccontare, ci siamo isolati anche noi, e lo abbiamo accompagnato nei viaggi che ogni giorno compie alla guida dello scuolabus del Comune, per portare i bambini della valle a scuola.

Il suo telefono inizia a squillare dalla sera prima, quando pianifica l’itinerario per prendere ogni ragazzo, prima di lasciarlo all’inizio del sentiero.

Zaino, libri e scarponi ai piedi: questo è ciò che serve per andare a scuola o a lavoro, nonostante l’interruzione totale della viabilità.

La navetta si ferma in due località, nei pressi della frana, dove i valligiani possono superarla percorrendo altrettanti sentieri, uno più accessibile e leggermente più lungo, l’altro più impegnativo ma più breve.

In circa 20/30 minuti ci si ritrova a destra o sinistra del Bogna, dove in auto è poi possibile scendere a Domodossola. 

“Quel sentiero prima l’avevo fatto un paio di volte, solo ieri l’ho fatto avanti e indietro tutto il giorno.”

dario darioli autista scuolabus

Carlo

Carlo Grossi – Assessore Comunale

Non tutto il male vien per farlo, e Carlo lo dice anche della frana col sorriso.

Si occupa della sistemazione, manutenzione e posa della segnaletica sui sentieri, un lavoro non da poco in Valle Bognanco, conosciuta in tutta Italia per la sua rete escursionistica.

58 km^2 di sentieri adatti a tutti e tracciati più naturali e selvaggi: oltre 200 km percorribili e segnalati da 300 cartelli.

Li ha posati tutti Carlo, che abbiamo incontrato per saperne di più sulle tracce che dall’isolamento sono diventate le uniche vie di accesso da terra alla Valle.

Ce ne ha parlato col sorriso, perché “pensavo di poter dire di aver percorso tutti i sentieri della Valle, invece la frana mi ha smentito.”

Questo stupisce: come da una meta già così ricca di itinerari di trekking, ne emergono sempre di nuovi.

La prima, dal Torno a Barro, è un sentiero di collegamento semplice e veloce, che attraversa case in pietra, ruscelli e ponti in legno, in un sottobosco fresco e rigoglioso.

La seconda è stata una riscoperta: si dice fosse nota soprattutto per chi va a funghi, oggi invece non solo è battuta da tutti, ma è stata scelta come punto strategico per la via di fuga del Soccorso Alpino in caso di evacuazione.

carlo grossi valligiano e assessore

Salvatore

Salvatore Attinà – Coordinatore Protezione Civile

Avremmo voluto dare voce a tutti quei volontari che sul campo hanno coordinato, gestito, monitorato e lavorato per la sicurezza dei valligiani, e per la messa in sicurezza della montagna.

Perché davvero tutti hanno collaborato: Protezione Civile, Corpo Alpini, Polizia Provinciale, Vigili del Fuoco, ma anche Genieri volontari di Samarate che con il loro ponte bailey di derivazione militare, hanno permesso di posare in pochi giorni una strada alternativa a poche centinaia di metri dalla frana. 

Abbiamo chiesto a Salvatore, Coordinatore Protezione Civile della sezione di Domodossola, di raccogliere tutte quelle voci, e rispondere a qualche domanda sulle operazioni di quei giorni.

Due i principali incarichi a loro affidati: uno in fase di allarme con i turni di guardiania costante della strada provinciale, uno in fase di isolamento con il trasporto a monte degli abitanti per il superamento a piedi della frana, sui sentieri verso Bognanco.

salvatore attina protezione civile alpini

Carlo

Carlo Maestrone – Direttore di Dipartimento ASL VCO, Specializzato in Anestesia e Rianimazione

Un paese isolato con 150-200 abitanti normalmente può avere due tipi di necessità.”

Ricette e prescrizioni, pillole e medicinali, antibiotici, ma anche visite e consulti del medico curante, interventi e urgenze ospedaliere: l’Amministrazione Comunale le conosce bene, motivo per cui tra le priorità del Centro Operativo (C.O.C.) da subito disposto dopo il crollo, il Protocollo Sanitario è diventato la priorità.

Come garantire una presenza specializzata e pronta ad intervenire h24?

Il Protocollo prevede due turni da 12 ore ciascuno, con personale specializzato del 118 che ha garantito mezze giornate dalla prima emergenza alla settimana successiva, prima di cedere l’incarico all’ASL VCO che lo garantirà fino a fine emergenza.

carlo maestrone medico asl

Paola

Paola Pellanda – Albergatrice

La frana non è caduta solo sui tornanti della strada provinciale.

Quei massi hanno in pochi istanti travolto anche le attività di Bognanco che, con l’alta stagione estiva alle porte, seguono da lontano la fine dei lavori.

Paola ha un albergo-ristorante, il “Da Cecilia”, alle porte di Graniga, l’ultimo e più alto borgo abitato della Valle (1100 m.s.l.m.).

“Domenica prima che cadesse la frana abbiamo fatto 60 persone, Domenica scorsa, dopo la frana, non ho visto nessuno.”

Nonostante questo, “apro tutti i giorni, perché sto ospitando il personale del 118. Mi alzo, dò la colazione a loro e poi aspetto che riaprano questa strada.”

Se per la gente di montagna il disagio si è sentito davvero poco e l’unica risposta è stata un convinto e contagioso spirito di collaborazione, anche la voce di chi in valle ci lavora lo ha confermato.

Riccardo

Riccardo Maccagno – Comandante Polizia Provinciale

“Capisco l’interesse di voler fare fotografie e di voler vedere questi animali ma sono tutte forme di disturbo.”

Quando raccontiamo delle bellezze faunistiche di Bognanco cerchiamo sempre di non ricordare il rispetto di quell’equilibrio tra uomo e natura che in Valle si esprime ogni giorno.

“Bognanco è una zona a forte densità di popolazione di cervi.”

Ciò che la rende tanto naturale, selvaggia e autentica la rende infatti anche l’habitat perfetto per la fauna locale alpina.

Come è cambiato l’ecosistema in seguito all’isolamento totale?

Sicuramente in meglio.

“Coincide con il periodo dei parti. Gli animali ora godono di questa tranquillità e si avvicinano ai centri abitati.”

riccardo maccagno comandante polizia provinciale

Giancarlo

Giancarlo Castellano – Valligiano

Proprio come i ragazzi che tutte le mattine mettono lo zaino sulle spalle e gli scarponi ai piedi, in questi giorni fanno la stessa cosa i bognanchesi che scendono a Domodossola per lavorare.

Siamo scesi con uno di loro, Giancarlo, che nella vita fa il geometra e il giornalista.

Ora non scende più con la valigetta, ma con lo zaino da trekking, “perché se ci sta porto anche la spesa.”

Con lui abbiamo ripercorso non solo l’intera vicenda della frana, ma anche l’alluvione di vent’anni fa.

Un ricordo lontano che riaffiora e un’esperienza che ha preparato chi oggi si trova non più acqua sulla strada, ma massi e terra. 

“Siamo in questa situazione, a volte capita.

Ma i bognanchesi sono pronti.”

giancarlo castellano valligiano

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