«Ecco perché abbiamo il Museo, per tener viva la memoria di come siamo arrivati e per quale motivo: un nuovo inizio in un luogo nel quale far tesoro di quello che abbiamo imparato e di quello che ci siamo portati dietro dal vecchio».
Luis Lowry
La storia della valle è più anziana dei suoi nonni e più fresca dei suoi nipoti.
La valle ha sempre raccontato di sé e sempre continuerà a farlo. Noi da semplici visitatori, di passaggio, possiamo invece decidere di viverla a pieno, parteciparvi e lasciare la nostra impronta, renderla una scoperta e tramandarla. Proprio dal desiderio di darle una narrazione e soprattutto renderla esperienza fruibile, è nato il Museo della parrocchia di San Lorenzo: il Museo delle donne. Frutto del lavoro paziente e materno delle donne del paese, che hanno riunito i pezzi di una valle prima solo narrata oralmente.
L’installazione, divisa per aree tematiche, ripercorre quasi due secoli di storia. Ogni oggetto è raggruppato a descrivere gli elementi fondanti, i punti cardinali di Bognanco: gli abiti e i costumi tradizionali, il lavoro della terra e la legna, gli utensili e gli attrezzi del mestiere, il contrabbando e l’alpinismo, ma anche la scuola, l’istruzione e la storia di Gian Giacomo Galletti. Un’esplorazione virtuale, questa, che percorre e approfondisce gli elementi e i temi di un’esposizione artigianale, non seconda a nessuno per rigore dei dettagli e passione.
Gli abiti tradizionali, ancora indossati negli eventi più importanti, soprattutto di carattere religioso, sono appariscenti ma eleganti, semplici quanto decorosi. L’abito femminile, più connotato di quello maschile, comprendeva un pezzo unico dai toni scuri, mai volgari, una gonna lunga unita a corpetto e accessori.
Quello maschile tendeva a differenziare meno marcatamente l’uso per lavoro e l’eleganza degli eventi mondani, favorendo la comodità. Camicia e pantalone componevano il vestiario più comune, unito a scarponi resistenti.
Dell’umile e profondo dialogo con la natura, l’arte della coltivazione e dei terrazzamenti, il museo raccoglie gli attrezzi e gli utensili che un tempo permettevano il lavoro nei campi. Ripercorre e mostra l’importanza del raccolto e della legna, combustibile e strumento di costruzione. Dunque contadino ma anche falegname, costruttore o lavoratore nell’impianto termale di Bognanco Fonti. I mestieri di una volta sono raccontati fedelmente: fino al contrabbando.
Capitolo a parte, il contrabbando infatti necessita, per importanza, di essere affrontato singolarmente. La vicinanza del confine, territorio fiscalmente vantaggioso, creò domanda di volontari per il trasporto della merce dalla Svizzera in valle. Gli abitanti, vivendo la montagna, conoscevano i sentieri più nascosti e potevano garantire che il carico sarebbe giunto a destinazione per essere distribuito e venduto. Per buona parte del 20esimo secolo la Finanza italiana dovette contrastare il contrabbando che divenne fenomeno largamente diffuso.
Una parte della mostra è dedicata poi all’acqua della valle e alle sorgenti di Bognanco Fonti. Queste, grazie alla calamita delle proprietà curative, in particolare della “San Lorenzo”, attirarono un flusso di turisti che rese presto la valle ossolana famosa in tutta Europa.
L’impianto termale di Fonti raccoglieva e distribuiva, infatti, le acque delle proprie sorgenti, scoperte nella seconda metà del 19esimo secolo. Le terapie, indicate per disturbi gastrici e intestinali, unite alla particolare facilità di diuresi delle acque furono la punta di diamante di un borgo che ampliò le proprie strutture ricettive fino a diventare meta turistica rinomata.
Documenti e oggetti a lui attribuiti permettono, oggi, di raccontare la vita e la generosità che lo contraddistinsero. Gian Giacomo Galletti fu un ricco uomo d’affari nato proprio in valle Bognanco. Lasciò l’Italia in giovane età per cercare fortuna e, una volta trovata, tornò per condividerla con la sua terra natale: in valle si impegnò a migliorare quanto più possibile.
Di ritorno dalla Francia, divenuto banchiere, donò grandi ricchezze per ricostruzioni stradali, avvio di istituti e scuole di tedesco e francese; finanziò borse di studio e materiale didattico per i più poveri e diede vita alla propria fondazione nel 1868, tutto per amore dell’Ossolano.
Nel febbraio 1869 venne eletto deputato al Parlamento Italiano grazie proprio al voto quasi unanime degli ossolani. La generosità di Galletti è ancora oggi patrimonio della valle Bognanco.
Tante le testimonianze consultabili all’interno del museo, che, nel suo piccolo, cerca di tramandare la riconoscenza verso la sua figura.
Numerose anche le aree tematiche della mostra, e i percorsi che raccontano di una valle non a pieno riassumibile in un museo: dallo sci alpino, la figura di Ambrogio Fogar, all’istruzione e le scuole, documenti amministrativi e oggetti femminili di uso comune.
Molte le curiosità e gli aneddoti, altrettanto il lavoro delle donne bognanchesi che pazientemente e generosamente permettono ai turisti di scoprirne il gusto della meraviglia.