Le cavagnette

Le cavagnette di San Lorenzo

La tradizionale festa in costume della val Bognanco

Le tradizioni non ricordano le ceneri del passato ma tengono viva la fiamma del presente: a Bognanco le cavagnette sono una pagina di storia della valle e ogni anno rivolgono al Santo patrono San Lorenzo l’amore degli abitanti.

La storia delle cavagnette

La festività delle cavagnette non ha origine storica confermata, il ricordo della tradizione è portato avanti dalle storie della valle e dai racconti degli anziani bognanchesi. Risulta però che già dal 1700 era usanza portare le cavagnette durante le processioni in alcune località dell’Ossola.

La provenienza è altrettanto incerta: si presume sia stata importata durante il dominio franco-spagnolo, declinandosi in estetiche e ritualità differenti per ogni paese.

Oggi ne è un esempio la processione dei ginostri a Mergozzo, città considerata la porta meridionale della Val d’Ossola in Piemonte.

I ginostri hanno peculiarità che ricordano le cavagnette di Bognanco: soprattutto la struttura allungata e l’albero centrale con le sue decorazioni. Alcune caratteristiche, però, li allontanano da quelle bognanchesi.

La loro origine storica è infatti antichissima, addirittura preistorica, e dopo la peste del 1600 l’oggetto viene caricato con un forte valore simbolico. I limoni tra i suoi rami simboleggiano una terapia che risana, mentre le monete in argento indicano la ricchezza, in termini di benessere, che deriva dalla salute fisica. Oggi il ginostro è osservabile durante la processione per la ricorrenza dell’Assunta.

La tradizione

A Bognanco le cavagnette fanno parte della tradizione storica e culturale della valle. Una tradizione che nella comunità parrocchiale di San Lorenzo non è mai andata perduta, celebrandosi ininterrottamente fino ad oggi.

La val Bognanco è profondamente legata al suo patrono e nel giorno più importante dell’anno, il 10 agosto, le cavagnette sono le protagoniste della processione liturgica.

Ogni famiglia, in vista della ricorrenza, abbelliva le proprie con decorazioni colorate e sgargianti come simbolo di gioia e devozione a San Lorenzo, affidandogli le proprie preghiere, la salute e il raccolto.

 

La cavagnetta in particolare, detta anche comunemente “alberello”, è composta da un cesto in legno, un tempo prodotto da artigiani locali. Dal centro si alza un piccolo pilastro in legno a formare la struttura che viene successivamente decorata. Originariamente abbellite con carta e ricami, stoffe, pizzi o medagliette, oggi le cavagnette mostrano anche luccicanti catene, coroncine e soprattutto fiori.

Era usanza tra i più poveri partecipare comunque alla processione di San Lorenzo, sostituendo la cavagnetta con rami di betulla.

Nel giorno di festa le giovani adolescenti sfilavano con i propri “alberelli”: le più giovani indossando un foulard bianco mentre le più grandi un elegante velo.

Devozione e fede, l’occasione era un vero evento mondano: le giovani infatti si presentavano al borgo e ai futuri mariti.

Anche quest’anno 2022, nella notte del 10 agosto, le cavagnette hanno sfilato per il borgo.

La celebrazione, dopo le restrizioni precedenti, si è potuta svolgere all’interno della basilica di San Lorenzo in un clima di devozione, vicinanza e felicità.

 

La processione delle cavagnette

La processione è partita proprio dalla chiesa, per raggiungere l’inizio del borgo e terminare infine nella piazza della locanda albergo Rossi. Qui la banda del corpo musicale S. Cecilia ha accolto i fedeli. Gli alpini di Bognanco, orgoglio della valle, hanno portato la statua del patrono mentre le donne, in abiti tradizionali, hanno sfilato con le cavagnette.

Anche i costumi tradizionali, tipici vestiti neri con ricami bianchi, raccontano le usanze di un tempo, la povertà e semplicità degli abitanti. 

Oggi, proprio grazie alla cura e all’amore delle donne di Bognanco, i vestiti tradizionali sono raccolti in una mostra aperta ad ogni visitatore

ll museo delle donne, presso la chiesa di San Lorenzo, è un percorso dalla valle del IX secolo tra lavoro, alpinismo e oggetti del benefattore Gian Giacomo Galletti. Ma ancora le storie del contrabbando e delle acque di Fonti: un’occasione per lasciarsi trasportare da secoli di storia.