Il contrabbando: significato e storia di una pratica al confine tra necessità e legge

Cos’è e cosa ha significato il contrabbando in Italia

C’è una vena romantica che scorre lungo i sentieri e le vette del contrabbando.

Più che un atto illegale, il contrabbando fu una danza segreta tra l’ombra e la luce, tra ciò che non si può fare e ciò che si deve, un dialogo intimo tra uomini e territori che si sfidavano e si completavano a vicenda.

Il contrabbando non è solo la storia di merci trasportate di nascosto; è il racconto di un’epoca che cercava di stabilire nuovi confini, che ha plasmato comunità, uomini e famiglie.

Chi erano questi uomini e donne che sfidavano il freddo e la legge, guidati dal bisogno o dall’audacia?

Quali legami intessero con le montagne che li proteggevano o tradivano?

E come il loro mestiere proibito contribuì, nel bene o nel male, a costruire i destini di intere regioni?

Ciò che segue non è solo un frammento di cronaca, ma il ritratto di un capitolo umano che parla di resistenza, astuzia e di un rapporto intimo e conflittuale con le regole scritte e non scritte.

Un racconto in cui il territorio è un protagonista tanto quanto i contrabbandieri stessi: un complice, un avversario, a volte persino un giudice silenzioso.

In questo capitolo approfondiamo il tema del contrabbando con tutti i suoi segreti, cercando di difenderne il valore storico e umano, più che morale.

Cos’è il contrabbando

Il contrabbando è un fenomeno radicato nella storia e spesso avvolto da un alone di mistero e romanticismo, ha avuto un ruolo significativo in molte società, soprattutto in contesti di crisi economica o di elevata tassazione. Tra i suoi scenari più iconici, le montagne si sono spesso rivelate teatri perfetti per attività illecite, grazie alla loro morfologia complessa e alla difficoltà di controllo da parte delle autorità.

Esploreremo questo mondo con un focus particolare sui traffici montani, rivelando i metodi, le merci e i protagonisti che hanno scritto questa pagina della storia.

La pratica del contrabbando: definizione

Il contrabbando consiste nel trasporto e nella commercializzazione illecita di merci, eludendo dazi doganali o normative vigenti. Le merci contrabbandate variano da beni di prima necessità a prodotti di lusso, passando per sostanze illegali o persino esseri umani. Questa pratica trova le sue radici nella necessità di aggirare imposte elevate o leggi restrittive, diventando spesso una risposta pragmatica a un contesto economico o sociale sfavorevole.

La storia del contrabbando: dove nasce

Il contrabbando ha origini antiche, risalenti all’epoca in cui furono introdotti i primi sistemi di tassazione e dogana. Già nel XIII secolo, con l’istituzione di un sistema doganale nazionale in Inghilterra, si assistette a traffici illeciti volti a evitare il pagamento dei dazi. Durante il Medioevo, l’esportazione di prodotti come lana e pelli, altamente tassati, rappresentava una fetta significativa del contrabbando. Le restrizioni su beni come il grano, spesso imposte per evitare crisi alimentari interne, contribuirono ulteriormente allo sviluppo di reti di traffico illegale.

Con il tempo, il contrabbando si adattò ai cambiamenti economici e politici, coinvolgendo una varietà di merci e rotte. 

In epoca moderna, il traffico di beni di lusso, alcol e sigarette ha prevalso, mentre fenomeni come il proibizionismo negli Stati Uniti o le sanzioni economiche internazionali hanno dato impulso a nuove forme di contrabbando.

illustrazione contrabbando e spalloni sulle montagne

Il contrabbando nella storia: le tappe più importanti

Il contrabbando nasce ovunque vi sia un vantaggio economico nell’aggirare le regole. Zone di confine, aree montane e porti hanno sempre rappresentato i punti strategici per questa attività. Le montagne, con i loro sentieri nascosti e la difficoltà di controllo, sono state luoghi privilegiati per i contrabbandieri, garantendo discrezione e protezione.

Le origini: Antichità e Medioevo

Nelle prime civiltà, il contrabbando era intimamente legato alla necessità di aggirare le restrizioni commerciali imposte dai governi centralizzati. In Mesopotamia, Egitto e Grecia, i commercianti spesso si trovavano a dover fronteggiare dazi doganali e limitazioni sulle rotte commerciali, che incentivavano l’adozione di pratiche illecite per evitare il pagamento di imposte. Tuttavia, non sempre il contrabbando era visto come una pratica negativa. In alcune società, per esempio nell’Antica Roma, il contrabbando di beni esotici come spezie e seta aveva il fine di soddisfare i desideri della classe aristocratica, che era disposta a pagare prezzi elevati pur di sfidare le restrizioni imperiali.

Nel Medioevo, il contrabbando si trasformò in una forma più strutturata di evasione fiscale. I governanti europei, come i monarchi inglesi e francesi, cercavano di proteggere i loro regni con tasse su merci importate e esportate, ma ciò favoriva la nascita di rotte commerciali clandestine, spesso controllate da bande di pirati o da singoli mercanti senza scrupoli. I contrabbandieri medievali operavano soprattutto nelle zone di confine, dove il traffico illecito di beni come sali, armi e tessuti era particolarmente diffuso. Il termine stesso “contrabbando” ha origini medievali, legato all’esigenza di “contrabbandare” beni da una parte all’altra di confini politici e doganali.

Il Rinascimento e l’età moderna: contrabbando e imperialismo

Con l’avvento del Rinascimento e la progressiva espansione dell’imperialismo europeo, il contrabbando conobbe un’evoluzione significativa, legata principalmente al commercio delle colonie e alla globalizzazione dei mercati. L’epoca delle grandi scoperte geografiche, tra il XV e il XVII secolo, aumentò la necessità di commercio internazionale e, con essa, la proliferazione di traffici illeciti. Le merci preziose provenienti dalle colonie, come il tabacco, la zucchero e le spezie, divennero bersagli privilegiati per il contrabbando. Le potenze imperiali europee, come la Spagna, il Portogallo, l’Inghilterra e la Francia, tentarono di mantenere il controllo esclusivo su questi mercati, ma nonostante gli sforzi, il contrabbando continuò a fiorire.

In questo periodo, il contrabbando acquisì una dimensione più complessa e sofisticata. I contrabbandieri non si limitavano più a nascondere merce nei veicoli, ma utilizzavano metodi più ingegnosi, come il travestimento di navi mercantili per evitare l’ispezione delle autorità. Le rotte di contrabbando erano spesso gestite da grandi reti criminali internazionali, che sfruttavano la potenza della marina per eludere i controlli doganali e favorire il traffico di beni proibiti. Il traffico di armi, in particolare, divenne un’attività particolarmente lucrativa per le potenze imperialiste.

Il XIX secolo: alcol e sigarette 

immagine storica di contrabbandieri sulle montagne

Il XIX secolo fu un periodo in cui il contrabbando si intrecciò strettamente con i cambiamenti politici, economici e sociali, legati alla Rivoluzione Industriale. Il progresso tecnologico, che favorì la crescita delle infrastrutture di trasporto come ferrovie e navi a vapore, rese più facili le operazioni di contrabbando, ma al tempo stesso intensificò l’intervento delle autorità. L’invenzione di nuove forme di produzione e il miglioramento dei mezzi di trasporto aumentarono l’efficienza della produzione e distribuzione di merci, ma incentivarono anche l’espansione del contrabbando, in particolare nel commercio di alcolici e tabacco.

Nel contesto europeo e nordamericano, l’epoca vide un aumento significativo delle leggi restrittive riguardanti il commercio di alcol, con eventi emblematici come il proibizionismo negli Stati Uniti (1920-1933), un periodo che segnò un culmine del contrabbando. I contrabbandieri, che operavano in tutta l’America settentrionale, nascondevano alcol nei mezzi di trasporto più disparati: automobili, aerei, barche e perfino in tubi di scarico modificati. Le gang di contrabbandieri divennero figure famose, tra cui Al Capone, che dominava nel traffico di alcol in un’era di proibizione, ma anche in una fase in cui la corsa al profitto era spinta da incentivi industriali e da un capitalismo sempre più aggressivo.

Il XX Secolo: contrabbando e guerra fredda

Il XX secolo segnò un’altra tappa decisiva nell’evoluzione del contrabbando, caratterizzata dalla politica internazionale, dalle guerre mondiali e dalla Guerra Fredda. Il contrabbando divenne una delle modalità più comuni per eludere le sanzioni economiche e il controllo delle risorse tra le superpotenze, come gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Durante le due guerre mondiali, il contrabbando di armi, carburante e cibo fu essenziale per il sostentamento delle truppe e per la continuazione dei conflitti, spesso attraverso rotte clandestine che sfuggivano alle forze di controllo alleate e dell’Asse.

Nel periodo della Guerra Fredda, il contrabbando divenne una forma di resistenza politica e ideologica. Il blocco sovietico e le nazioni sotto il controllo del Patto di Varsavia si trovarono costrette a ricorrere al contrabbando per ottenere beni necessari come cibo, medicine e tecnologie provenienti dall’Occidente. Al contempo, gli Stati Uniti e le potenze occidentali furono coinvolte nel contrabbando di armamenti e di tecnologie avanzate in paesi in via di sviluppo o sotto il controllo di dittature comuniste, come Cuba e Vietnam. Le guerre locali, come quelle in Africa e in Asia, favorirono la proliferazione di reti di contrabbando globali, che sfruttavano la mancanza di supervisione territoriale.

Il XXI Secolo: il contrabbando moderno

Nel nuovo millennio, la globalizzazione ha ampliato ulteriormente il fenomeno del contrabbando, introducendo nuove sfide e forme di illegalità. La crescente interconnessione dei mercati e il miglioramento delle tecnologie di comunicazione e trasporto hanno reso il contrabbando una pratica sempre più transnazionale. Traffici illeciti come il contrabbando di droga, di esseri umani, di animali esotici e di prodotti contraffatti sono emersi come nuove frontiere del crimine.

In particolare, il contrabbando di droga ha preso piede come uno dei principali motori dell’illegalità globale, con cartelli di narcotrafficanti che gestiscono reti internazionali, spostando enormi quantità di sostanze stupefacenti attraverso continenti. La creazione di rotte di contrabbando sempre più complesse, che vanno dalle tradizionali rotte terrestri a quelle via mare e via aerea, ha imposto nuove forme di vigilanza, ma anche nuovi metodi di elusione. Il contrabbando di tecnologia, inclusi dispositivi elettronici e software pirata, ha visto una crescente attenzione da parte delle agenzie governative e delle aziende, con impatti sul commercio globale e la sicurezza digitale.

Nel contesto odierno, il contrabbando non riguarda solo beni tangibili, ma si estende anche alla violazione di leggi digitali e alla pirateria informatica, creando un panorama complesso di criminalità economica. Il contrabbando non è più solo un fenomeno di resistenza contro il potere statale, ma un elemento integrato nei sistemi economici e nelle reti criminali transnazionali.

La merce del contrabbando

Il contrabbando ha sempre riflesso i bisogni e le restrizioni di ogni epoca, adattandosi ai cambiamenti economici, politici e sociali. Nei secoli passati, merci come lana, grano e pelli erano al centro dei traffici illeciti, rispecchiando una società agricola e manifatturiera. Con l’epoca moderna, i beni contrabbandati si sono evoluti: sigarette, alcol, droghe e altre merci di alto valore o difficoltà di accesso legale sono diventati protagonisti.

Il caffè: la bevanda proibita

Durante il XVIII e il XIX secolo, il caffè era una merce altamente tassata o addirittura proibita in alcuni paesi. Questo lo rese una delle principali merci contrabbandate in Europa. I contrabbandieri trasportavano chicchi di caffè attraverso confini sorvegliati, spesso nascondendoli in sacchi di altri prodotti. La diffusione del caffè contrabbandato contribuì alla sua popolarità, rendendolo accessibile anche alle classi meno abbienti e favorendo la nascita delle prime caffetterie.

Il tè

Il tè rappresenta un altro esempio emblematico. Durante il periodo del monopolio della Compagnia Britannica delle Indie Orientali, il tè divenne una merce di lusso, il cui commercio era rigorosamente regolato. Il contrabbando si sviluppò per aggirare i pesanti dazi imposti, con spedizioni illegali provenienti dalla Cina o dall’Olanda. Questo commercio clandestino influenzò la politica coloniale, culminando in eventi come il Boston Tea Party, simbolo della ribellione americana.

Lana e tessuti

Durante il Medioevo, la lana era una delle merci più preziose in Europa. I divieti e le regolamentazioni sul commercio di tessuti, spesso utilizzati come strumenti di politica economica, rendevano il contrabbando di lana altamente redditizio.

Il sale

Il sale era essenziale per la conservazione degli alimenti e, in molte epoche, tassato pesantemente. Il contrabbando di sale, noto in Francia come “faux-sauniers” durante l’Ancien Régime, divenne un fenomeno diffuso in Europa.

Spezie

In epoche più antiche, le spezie come pepe, noce moscata e cannella erano così preziose da essere soprannominate “oro aromatico”. I monopoli sul commercio delle spezie, soprattutto da parte di potenze coloniali come i portoghesi e gli olandesi, portarono al fiorire del contrabbando.

Oro e pietre preziose

Il contrabbando di oro e diamanti, spesso legato a conflitti e instabilità politica, è stato una costante nella storia. I cosiddetti “diamanti insanguinati” sono un esempio di come queste merci siano state sfruttate per finanziare guerre civili e regimi autoritari.

Le sigarette: l’oro grigio

Le sigarette sono tra le merci più contrabbandate in epoca contemporanea, grazie al loro alto valore e alla domanda costante. Il traffico di sigarette è spesso legato a differenze nei livelli di tassazione tra paesi vicini. In Europa, ad esempio, le sigarette prodotte illegalmente o vendute senza pagare le accise rappresentano una fetta importante del mercato nero, sottraendo risorse fiscali significative agli stati.

L’alcol: dal proibizionismo ad oggi

L’alcol è stato storicamente un bene ricorrente nei traffici illeciti, soprattutto durante periodi di proibizione, come negli Stati Uniti degli anni ’20. I contrabbandieri organizzavano spedizioni via mare o terra per aggirare i divieti, dando vita a una fiorente economia sommersa. Anche oggi, il contrabbando di alcol prospera in paesi dove i dazi doganali o le restrizioni sull’importazione lo rendono un bene costoso e difficile da ottenere.

La droga

Le droghe rappresentano il settore più lucrativo e pericoloso del contrabbando moderno. La loro illegalità totale nei mercati di destinazione crea una domanda che genera enormi profitti per i cartelli e le reti criminali. Cocaina, eroina, cannabis e droghe sintetiche viaggiano lungo rotte ben organizzate, spesso intrecciate con altri traffici illeciti. Il contrabbando di droghe ha un impatto devastante sulla società, contribuendo a corruzione, violenza e dipendenze.

Le armi

Il contrabbando di armi è stato fondamentale in molte guerre e rivolte. La domanda di armamenti da parte di gruppi ribelli, terroristi o organizzazioni criminali alimenta un traffico illegale che mina la sicurezza globale.

Animali esotici e parti del corpo

Il commercio illegale di animali esotici, come pappagalli, tigri e rettili, e parti di animali (avorio, corni di rinoceronte) è una piaga che persiste ancora oggi. Ha causato danni irreparabili alla biodiversità e minaccia numerose specie di estinzione.

Farmaci e materiali medici

Con la globalizzazione, il contrabbando di farmaci contraffatti o non regolamentati è aumentato. Questi prodotti illegali spesso finiscono in paesi con sistemi sanitari deboli, causando rischi per la salute.

Telefoni e tecnologia

Negli ultimi decenni, dispositivi elettronici come smartphone, computer e componenti tecnologici sono stati oggetto di contrabbando, soprattutto nei paesi con restrizioni severe o dazi elevati.

Il contrabbando in Italia e la figura degli spalloni 

Chi erano gli spalloni?

“Sai dov’è il confine qui? Lì finisce l’Italia, comincia la Svizzera.”

Gli spalloni erano i protagonisti di una pratica di contrabbando che ha segnato profondamente la storia delle regioni di confine tra l’Italia e la Svizzera, specialmente nel periodo tra il XIX e il XX secolo. 

Questi uomini e donne, spesso provenienti da comunità montane povere, si dedicavano al trasporto clandestino di merci attraverso i valichi alpini, sfidando il freddo, la fatica e i controlli delle autorità. Il termine “spallone” deriva dalla parola italiana “spalla“, a indicare il carico pesante che portavano sulle spalle lungo percorsi impervi e pericolosi.

Il contesto storico e sociale

“Erano tempi duri, ma mica solo in questa valle… era così un po’ dappertutto.”

L’attività degli spalloni si sviluppò in un contesto di forti disuguaglianze economiche e sociali. Le aree montane dell’Italia settentrionale, come la Valtellina, la Valchiavenna e la Val d’Ossola, erano spesso isolate e caratterizzate da un’economia di sussistenza. La vicinanza alla Svizzera, dove le merci avevano prezzi più bassi grazie a regimi fiscali favorevoli, incentivava il contrabbando come una soluzione pragmatica per contrastare la povertà.

“Per guadagnare un soldo, facevi quello che potevi, anche andare a prendere roba che qui non c’era.”

Il periodo tra le due guerre mondiali, con la crisi economica globale, e gli anni del secondo dopoguerra furono momenti di grande intensità per questa attività. L’inasprimento delle tasse in Italia, combinato con una crescente richiesta di beni come sigarette, zucchero, caffè e alcol, rese il contrabbando una forma di resistenza economica per molte famiglie.

Dove contrabbandavano?

“Ti dicevano che sigarette avevano bisogno. Allora prendevi quella marca lì. Qualcuno portava anche il caffè, però col caffè guadagnavi poco, sulle sigarette guadagnavi.”

Gli spalloni operavano principalmente lungo i confini alpini tra l’Italia e la Svizzera. I loro percorsi si snodavano attraverso sentieri nascosti, mulattiere e valichi di montagna spesso a oltre 2000 metri di altitudine. Le zone più battute includevano il Lago di Como, la Val Bregaglia, il Passo del San Bernardino e il Passo dello Spluga. Questi luoghi, difficili da monitorare per le autorità doganali, offrivano agli spalloni una certa sicurezza, ma richiedevano anche una conoscenza approfondita del territorio e una resistenza fisica straordinaria.

Cosa contrabbandavano?

“A quei tempi, con un sacco di sigarette, spendevi poco e guadagnavi molto: era un bel margine.”

Le merci trasportate dagli spalloni riflettevano le esigenze economiche e i divieti fiscali del periodo. I beni più comuni includevano:

  • Sigarette e tabacco: chiamati l’“oro grigio” del contrabbando, erano tra i prodotti più richiesti e redditizi.
  • Zucchero e caffè: beni di largo consumo, fortemente tassati in Italia e più economici in Svizzera.
  • Tessuti e orologi svizzeri: molto richiesti sul mercato nero italiano.
  • Alcol: in particolare liquori e vini pregiati, apprezzati ma gravati da dazi elevati.

Come contrabbandavano?

Il lavoro degli spalloni era estremamente duro e pericoloso. Le merci venivano impacchettate in sacchi (a volte zaini, a volte gerli) che potevano pesare fino a 30-50 kg e trasportate sulle spalle lungo sentieri ripidi e impervi. Le marce avvenivano di notte per ridurre il rischio di essere scoperti dalle guardie di frontiera italiane (la Guardia di Finanza) o svizzere.

Gli spalloni si muovevano in piccoli gruppi per aiutarsi a vicenda e avere maggiori possibilità di eludere i controlli. Non mancavano strategie ingegnose per depistare le autorità, come l’uso di sentieri secondari o la creazione di diversivi. Spesso venivano stabiliti accordi con complici locali che offrivano rifugi sicuri lungo il percorso.

La vita degli spalloni era fatta di fatica, rischi e tensione costante. La possibilità di essere arrestati, multati o persino feriti in scontri con le forze dell’ordine era una realtà quotidiana. Nonostante ciò, molti accettavano i pericoli per garantire il sostentamento delle loro famiglie.

Il valore storico e umano 

“Certe volte ti andava bene, altre no: ma era il rischio del mestiere.”

Gli spalloni non erano semplicemente contrabbandieri; rappresentavano una forma di resistenza e adattamento in un contesto economico e sociale difficile. La loro figura incarna i valori di solidarietà, resilienza e ingegno che caratterizzavano le comunità montane del tempo.

Oggi, il ricordo degli spalloni vive nelle storie tramandate oralmente e in un senso di rispetto per il loro coraggio e la loro determinazione. Essi sono simboli di un’epoca in cui le necessità quotidiane spingevano le persone a sfidare le regole e a trovare vie alternative per sopravvivere. Oltre a essere un capitolo affascinante della storia del contrabbando, gli spalloni rappresentano una testimonianza preziosa dell’interazione tra uomo e territorio, un esempio di come la geografia possa plasmare le scelte e i destini delle comunità.

“Quando c’era neve, dovevi fare sentieri sicuri… ma sapevano comunque dove cercarti. Finché buttavi giù la roba e ti lasciavano tranquillo, pazienza… ma non tutti si accontentavano. Fortuna che a me è andata bene, ma ho visto casi che ti lasciano senza parole. Questa cappelletta l’avevo fatta io: 8 maggio…ho sentito fischiare le pallottole…”

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