BOGNANCO E L’INSURREZIONE PARTIGIANA, QUALCHE NOME E QUALCHE DATA
La forza: 5 partigiani in Jugoslavia; I in Francia; 25 nella Valle ai quali debbono aggiungersi 39 ex militari datisi qui alla macchia e quasi tutta la popolazione che guardò con simpatia al movimento partigiano.
Un bognanchese, il Prof. D. L. Zoppetti, fu nel Governo provvisorio di Domodossola.
I primi Patrioti vennero stabilmente tra noi nel giugno 1944. Ad essi (Carlo, Gianni, Parma…) si aggregarono i nostri e alcuni Georgiani. In questo periodo erano contemporaneamente nella vallata Partigiani, tedeschi e fascisti. Frequentissime le perquisizioni e i fermi. (è del 29-6-44 la fuga, né fu la sola, di Santino Poletta dal centro di una pattuglia di 14 uomini che l’avevano arrestato).
Valle Bognanco fu sgomberata dai tedeschi e fascisti il 24 agosto. Il 26 fu fatto saltare la prima volte il ponte del Torno.
Nella notte tra l’8 e il 9 settembre 44 i nostri del Battaglione Torino, con Ettore Guarisco, circondarono e disarmarono i tedeschi nella Villa Seiler; poi in parte tornarono a Bognanco ed in parte presidiarono Vagna.
Dall’ottobre ‘44 fino al termine della guerra erano a capo dei Patrioti operanti in Bognanco e da Bognanco: Bill (Bensi), Oliva e William. In questi mesi ricominciarono i rastrellamenti e gli arresti.
Ricordiamo Vittorio Giovangrandi ucciso il 22 febbraio ‘45 (e già il 21-12-’44 era stato ammazzato in Germania uno dei nostri 20 internati: Mario Scrimaglia); Cecco, Santino Pontiroli e Renato Blardoni arrestati e trattenuti nel malfamato carcere S. Vittore a Milano; 20 ex militari e numerosi borghesi costretti a riparare in Svizzera.
Ricordiamo oggi anche gli altri nostri Caduti, da considerarsi vittime nazi-fasciste perché chiamati ad una guerra ingiusta e mal preparata e perché in parte abbandonati al loro destino dai tedeschi durante le ritirate libiche e di Russia: Caduti: Basilio Broggio; Gaudenzio Lauretta; Ernesto Loretti; Enrico Modini; Bernardo Pellanda; Severino Possa.
Dispersi o irreperibili: Giuseppe Ferraroli in Albania; Luigi Laurini in Libia; Giulio Croppi, Enrico Mosoni e Clemente Scrimaglia in Russia.
RISVEGLIO OSSOLANO N.35 10/09/1947
La storia della Resistenza Partigiana
L’articolo pubblicato sul Risveglio Ossolano nel settembre 1947 è molto più di un semplice elenco di nomi e date: è una testimonianza preziosa di un periodo cruciale, della resistenza partigiana in Valle Bognanco e nell’Ossola. A distanza di pochi anni dalla fine della guerra, queste righe raccontano una comunità che ha vissuto in prima linea l’occupazione, la lotta per la libertà e le drammatiche conseguenze della guerra.
In tempo di guerra i territori di montagna erano un avamposto naturale, un rifugio sicuro strategico sia per l’attacco che per la difesa di un territorio. Per questo, nel difficile biennio 1944-1945, la Valle Bognanco divenne teatro di scontri, rastrellamenti e atti di resistenza che segnarono profondamente la comunità locale.
Nel 1944 nasce la Repubblica dell’Ossola
I primi gruppi partigiani si stabilirono a Bognanco nel giugno 1944, trovando sostegno nella popolazione, che contribuì alla lotta fornendo uomini, aiuti e rifugi. La valle divenne così un’area in continuo bilico tra forme di resistenza e tentativi di repressione.
Dopo la breve parentesi della Repubblica dell’Ossola, la repressione si intensificò nuovamente. Molti abitanti furono arrestati e deportati, altri costretti all’esilio in Svizzera. Alcuni non fecero mai ritorno, vittime dei campi di prigionia o caduti sul fronte. Questo articolo storico rinvenuto nel prezioso archivio della Biblioteca di Domodossola, rende omaggio non a uomini, ma ad un territorio intero, ricordando non solo i partigiani, ma anche i soldati ossolani dispersi nei vari fronti di guerra.
La storia della Resistenza in Valle Bognanco è parte del più ampio sacrificio dell’Ossola, un territorio che nel 1944 divenne simbolo della lotta per la libertà e della speranza di un’Italia nuova.
Leggendolo oggi, si percepisce tutta l’intensità di quei momenti: la valle che diventa rifugio per i partigiani, le famiglie divise tra il sostegno alla Resistenza e il terrore delle ritorsioni: ogni giorno una sfida per la sopravvivenza. Ciò che rende questo articolo così importante è il suo valore di memoria: è tributo a chi ha vissuto e sofferto quegli eventi. È il ricordo di una comunità che ha visto la guerra arrivare fino alle sue montagne e che, con tutte le difficoltà, ha cercato di resistere. Oggi, rileggere queste parole significa dare voce a quella storia, ricordare le scelte e i sacrifici di un tempo che non deve essere dimenticato.
Leggi anche: “Una scuola di taglio e cucito durante la guerra”
