VALBO HISTORY

30 Agosto 1913

La vera storia delle sorgenti di Bognanco

Come si scopersero le acque di Bognanco

Ricevemmo con preghiera di pubblicazione: *Ill. Sig, Direttore del giornale «ĽOśsola»,

Mi vien dato di leggere, per cortesia di un amico, il primo numero del giornaletto Bognanco e mi preme completare e rettificare, per la verità, i cenni storici relativi alle acque di Bognanco, che si leggono in prima pagina, 2a colonna sotto il titolo: « Bognanco ».

Le acque di Bognanco oggi più conosciute e bevute, Ausonia e. S. Lorenzo, non esistevano prima del 1894.

Era conosciuta, sotto il nome di acqua di Prestino, la fonte, da me poi chiamata Luigia, e l’altra, scomparsa, e poi da me rimessa in luce, e battezzata Adelaide.

Queste acque di Prestino e la roccia, da cui scaturiscono, io acquistai nel 1892, e poi, mano a mano, a carissimo prezzo, i terreni circostanti.

Formatami l’idea che potessero in loco esistere altri filoni di acque minerali, dopo pazienti e costosi scandagli e ricerche, riuscii a scoprire, prima l’Ausonia e poi la S. Lorenzo. In seguito a tale nuove scoperte fabbricai il primo stabilimento che, già avviatissimo, cedetti all’attuale Società nel 1906, e sempre infiammato dall’amore di Bognanco per maggior incremento costruii nel 1908 anche il grande Hôtel Milano e dipendenze, scoprendo nuove traccie di acque minerali ed una grande sorgente, da me appellata Emilia, che la Società attuale acquisitrice anche di questa seconda mía creazione, non ancora usufruisce ma tiene in serbo per le maggiori esportazioni.

Posso quindi affermare, che, senza la mia fede, la mia costanza ed i forti dispendii sostenuti, con tutta probabilità, le sorgenti, che formano la fortuna di Bognanco, sarebbero tutt’ora occulte nelle viscere della terra.

Non parlo di tutte le difficoltà incontrate per introdurle e farle apprezzare, in vista anche dell’indifferenza, che noi italiani avevamo ancora per le cose “nostrane; e salo dopo l’illuminato giudizio, da me procurato, dai più illustri sanitari e specialmente del Mantegazza che proclamò sono felice di constatare finalmente che l’Italia colle sorgenti Ausonia e S. Lorenzo, possiede acque tali che stravincono tutte le straniere », le acque di Bognanco entrarono nel favore del pubblico.

Dopo ciò auguro di tutto cuore alle acque di Bognanco, che posso, senza tenia di smentita, chiamare mie creature, un sempre crescente successo.

Solcio, 20 agosto 1913.

Avv. EMILIO CAVALLINI

L’OSSOLA N.35

30/08/1913

L’Italia è una terra generosa. A volte, così generosa che ci si dimentica perfino di ringraziarla.

Dalle Alpi alle isole, da secoli il nostro suolo custodisce acque preziose: minerali, termali, curative. Alcune fonti hanno reso celebri città come Fiuggi, Montecatini, Salsomaggiore. Ma tante altre storie rischiano di restare sepolte sotto la polvere del tempo, dimenticate.

Oggi vogliamo raccontarvene una.

Un piccolo grande racconto che non solo parla di acqua, ma di fede, tenacia e sogno. E lo facciamo attraverso un documento raro: una lettera pubblicata nel 1913 sull’«Ossola», in cui Emilio Cavallini, avvocato, pioniere, visionario, racconta in prima persona l’origine delle sorgenti di Bognanco.

Non una leggenda, non un ricordo tramandato: ma la voce viva di chi, più di un secolo fa, trasformò un angolo dimenticato dell’Ossola in un gioiello termale.

La storia inedita delle sorgenti (scoprile qui)

Alla fine dell’Ottocento, a Bognanco l’acqua era solo una speranza.

Si conosceva una sola fonte, detta “di Prestino”, ribattezzata poi Luigia, e una seconda, l’Adelaide, dimenticata tra i sassi. Nulla lasciava immaginare che sotto quei monti scorresse un tesoro.

Eppure Emilio Cavallini ci credette. (Chi era Emilio Cavallini? Leggi qui)

Nel 1892, acquistò quei terreni senza alcuna certezza. Solo l’intuito, e la fiducia nella montagna, lo spinsero a investire tempo, denaro e sogni. E fu premiato: nel 1894 scoprì l’Ausonia, un’acqua limpida, minerale, straordinaria. Poi la San Lorenzo, e infine la Emilia.

Non si fermò qui.

Nel 1906 fondò il primo stabilimento termale. Due anni dopo, fece costruire il maestoso Grand Hôtel Milano, simbolo di una Bognanco che finalmente apriva le porte al turismo.

Far conoscere le acque di Bognanco fu una sfida nella sfida.

All’epoca, l’Italia preferiva rivolgere lo sguardo altrove: alle mode straniere, ai nomi altisonanti d’oltralpe. Servirono anni di lavoro, studi, e il sostegno di grandi personalità, come il medico e scienziato Paolo Mantegazza, perché le virtù delle sorgenti ossolane venissero finalmente riconosciute.

E in tutto questo, Cavallini non smise mai di chiamarle così: “le mie creature”.

Perché quelle acque non erano semplicemente sgorgate dal sottosuolo: erano nate dalla caparbietà di chi aveva saputo vedere dove gli altri non vedevano nulla.

Un patrimonio che ci parla ancora

Raccontare questa storia oggi, attraverso la voce autentica del suo protagonista, non è solo un omaggio. È un invito.

Un invito a non dimenticare che dietro ogni conquista, ogni eccellenza italiana, spesso c’è il coraggio silenzioso di uomini e donne capaci di credere nei sogni prima che diventino realtà.

E magari, la prossima volta che stapperete una bottiglia d’acqua minerale, vi verrà da pensare: chissà quale storia si nasconde dentro?