BOGNANCO S. MARCO IL GRANDE DISASTRO
Queste righe possono essere anche inutili per la maggior parte dei lettori perchè hanno constatato de visu quanto ha fatto il Bogna e relativi torrenti in questi giorni: anzi alcuni furono attori principali in questa tragedia e sono usciti salvi perché il buon Dio ha voluto così. Però bisogna anche tener presente che il giornale va, oltre San Marco, ai molti abbonati di Bognanco fuori che risiedono all’Estero. Per questo motivo si vuole ritornare su questo argomento della catastrofe di San Marco precisando prima di tutto che molti giornali italiani di grandissima tiratura hanno scritto delle cose veramente campate per aria. le quali cose o notizie hanno ottenuto lo spopolamento velocissimo di moltissimi villeggianti di Bognanco Terme. Scelgo nel mazzo delle fandonie quanto scrive un giornalista (in questi giorni ci saranno stati su attorno alla centrale una trentina di giornalisti nostri senza contare quelli stranieri). Per questo messere parente prossimo di Sparafucile, il torrente che ha devastato il garage dell’Albergo Milano situato dove noi chiamiamo « Abissinia» (e dire che siamo ancora in Italia…) veniva dal Lusentino… Come dire che a Milano i tram passano sopra i tetti delle case su e giù senza rotaie etc. Un altro poí ha scritto che nelle Terme il fango scendeva ad ondate come quelle del mare: dal che si vede chiaro che quel tale il mare non l’ha mai visto.
Ma ritorniamo a San Marco dove alcune parti della valle non si riconoscono più: il Bogna ha cambiato letto:” di trote adesso non ce ne saranno più nè per i pescatori locali nè per il quasi migliaio di pescatori di Domodossola che con un amore grandissimo venivano su ad ondate (questo senza esagerare e senza godere del male comune…) La centrale vecchia è scomparsa mentre quella nuova è molto danneggiata. Pioda e Rossi, due custodi della predetta centrale, si sono salvati per vero miracolo. Danni? Chi pensa e chi scrive due miliardi. Il sottoscritto non è un tecnico ma basta guardare quella desolatissima píanura di sabbia e di macigni che ha creato il Bogna per dire che i danni sono ingentissimi. La passerella di Ferrari è volata via come il tubo della condotta dell’acqua che passava sopra il Bogna per alimentare la nuova centrale. La casa di Darioli fuori al Torno è quasi distrutta; danneggiato pure il Ponte del Dagliano dove l’acqua eral talmente alta che ci passava sopra: non parliamo poi dello stradale fra il ponte della Pianezza ed il Torno; una decina di frane che soldati, uomini delle Terme, gente locale, hanno già sbarazzato. Un danno molto grande è fuori al Torno dove vicino al torrente che scende giù da Bei lo stradale è partito completamente per una settantina di metri.
Mentre scriviamo l’Impresa Poscio sta lavorando giorno e notte per mettere un nuovo ponte senza il quale le comunicazioni sono interrotte per le auto.
La gente, compresi i villeggianti, passan ugualmente nonostante tutte le fandonnie dei giornali che hanno scritto di una Bognanco completamente isolata » e in preda al terrore… allarmando ingiustamente migliaia di famiglie. La parola del Sindaco alla Rai e la televisione hanno di nuovo portato la calma in « tutta Italia ». Si ripete « in tutta Italia > perchè sono arrivate telefonate persino dalla Sicilia chiedendo notizie di persone locali. A differenza di San Giovanni qui non si lamentano morti e questo è tutto; i danni si possono riparare ma una vita perduta non la si ricupera più! Potremmo ancora ‘aggiungere di una frana in piena Messasca, oppure di quell’altra che sul versante di Casa buon Signore portò via solo cinque strade in una volta sola. Potremmo ancora aggiungere anche della strada di San Marco ridotta in uno stato che fa paura là dove attraversa due torrentelli… L’elenco sarebbe troppo lungo e forse troppo di noia per chi ogni ora vede quanto possono fare gli elementi della natura quando si scatenano.
Certo che chi legge queste righe e si trova lontano non può nemmeno immaginarsi l’entità di tale disastro a cominciare dalla campagna dove la vigna è « andata » per la tempesta che ha preceduto rabbiosa lo scatenarsi di questo nubifragio che passerà alla storia della nostra valle dove tuttavia la gente sa riprendersi con quel coraggio silenzioso che è proprio dei montanari.
Qualcuno poi nel vedere la distruzione della Centrale penserà ancora di fare Comune a sè San Marco?… E se questo fosse avvenuto qualche anno fa, oggi dove si troverebbero le risorse finanziarie per riparare i danni?
Intanto si spera nell’interessamento del Governo perchè anche San Marco è Italia come lo è il Polesine e la Calabria dove si è visto davvero un interessamento. Non basta dare la colpa allo spopolamento dei boschi che non possono più trattenere l’acqua. Ed i boschi chi li ha spopolati?… Bognanco San Lorenzo che trova i mezzi per fare uno stradale a Bacinasco troverà qualche cosa anche per le nostre strade ridotte a delle petraie e nulla più?
Speriamo di dare una risposta affermativa su questo medesimo giornale.
IL POPOLO DELL’OSSOLA N.34 29/08/1958
La grande alluvione del Bogna del 1958
Nell’estate del 1958, la valle di Bognanco fu travolta da un evento catastrofico che lasciò segni profondi sul territorio e nella memoria della sua gente. Il torrente Bogna, insieme agli affluenti, straripò con una forza distruttrice, modificando il paesaggio, distruggendo infrastrutture e causando danni incalcolabili.
L’articolo pubblicato su Il Popolo dell’Ossola il 29 agosto di quell’anno ci restituisce un racconto vivido e drammatico dell’alluvione e della devastazione del Bogna. Case danneggiate, strade cancellate dalle frane, passerelle e ponti spazzati via dalla furia dell’acqua. La centrale idroelettrica vecchia scomparve, mentre quella nuova subì danni enormi. Eppure, in mezzo a tanta distruzione, un miracolo: nessuna vittima.
Non mancano critiche ai giornali nazionali, accusati di sensazionalismo e di aver diffuso notizie imprecise, contribuendo alla fuga dei turisti da Bognanco Terme. La realtà, per quanto drammatica, era diversa: gli abitanti non si lasciarono abbattere e si misero subito al lavoro per ripristinare i collegamenti, aiutati da operai, soldati e volontari.
L’articolo si chiude con un auspicio: che il governo si occupi anche di questa emergenza, come aveva fatto per altre zone d’Italia colpite da disastri. Una richiesta che suona attuale ancora oggi, ricordandoci come la montagna, con la sua bellezza e la sua fragilità, abbia sempre bisogno di cura e attenzione.
Leggi anche: La centrale idroelettrica di di Bognanco

