VALBO HISTORY

12 Settembre 1951

Una nuova Seggiovia per Bognanco

UNA SEGGIOVIA IN VAL BOGNANCO?

Da parecchio tempo si parla dell’idea di potenziare la Valle Bognanco con una seggiovia che dalle Fonti dia comodo accesso a S. Lorenzo e su fino al rifugio di San Bernardo; ma adesso il problema sembra avviarsi verso la fase di attuazione.

Chi conosce le attrattive estive ed invernali dell’alta Valle che si spinge al passo del Monscera, non ha dubbio sul buon esito della iniziativa, ma oggi nella riunione dell’Azienda di Soggiorno, alla quale hanno partecipato i principali rappresentanti della popolazione, Da- rioli Carlo, Della Bianca Severino e gli altri hanno portato in primo piano il problema.

Si è parlato di teleferica e di seggiovia; ma la scelta è caduta sulla costruzione di una seggiovia a vagonetti biposti chiusi, che collegherà rapidamente in circa 5 minuti le Fonti con S. Lorenzo. A questo primo tronco che costerà 18-20 milioni, dovrà fare seguito il secondo tratto da S. Lorenzo a S. Bernardo, che avrà uno sviluppo di ml. 2.700 circa.

Per questa parte, a caratteristica più turistica, è stata prospettata l’adozione di un tipo di seggiovia biposto ma senza cabina chiusa. La velocità potrà essere anche per questa di due metri al secondo e la durata del viaggio sarà di 25′.

Avuta così una idea generale del problema, i convenuti hanno preso in più particolare esame la realizzazione rapida del primo tronco, il cui esercizio, oltre che provocare un immancabile sviluppo della Valle, non potrà mancare di avere anche un buon esito finanziario.

Il sig. Darioli Carlo ha accettato di interessarsi per raccogliere le adesioni per l’acquisto di azioni da 5.000 lire caduna onde gettare le basi necessarie alla costruzione l’esercizio. Se le adesioni saranno sufficenti, la costruzione dell’auspicato impianto si potrà dire avviata verso una rapida attuazione.

RISVEGLIO OSSOLANO N.36

12/09/1951

Il 1951 segnò una tappa fondamentale per la Valle Bognanco, un piccolo angolo di Alpi italiane che cercava di ritagliarsi un ruolo nel nascente turismo montano del dopoguerra. Mentre l’Italia si risollevava dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale, la valle si proiettava verso il futuro con un progetto audace: la costruzione di una seggiovia biposto per collegare le Fonti, cuore delle sue rinomate terme, con le alture di S. Lorenzo e S. Bernardo. Un’opera che avrebbe cambiato il volto della valle, avvicinandola al sogno di modernità e prosperità.

1951: un’Italia in trasformazione

Nel clima di rinascita che caratterizzava il dopoguerra, il turismo si stava affermando come uno dei settori chiave per il rilancio economico. Le valli alpine, con le loro bellezze naturali e il crescente interesse per gli sport invernali, erano al centro di un fermento che prometteva di trasformarle in mete ambite da un pubblico sempre più ampio. In questo scenario, la Valle Bognanco si trovava a un bivio: restare ancorata a una tradizione agricola e pastorale o investire in infrastrutture capaci di renderla competitiva con altre località montane.

Un sogno che diventa progetto

Durante una riunione dell’Azienda di Soggiorno, convocata il 12 settembre 1951, l’idea della seggiovia passò dalla fase di discussione a quella di pianificazione concreta. Alla presenza di esponenti locali come Carlo Darioli e Severino Della Bianca, si delineò un piano ambizioso: il primo tratto della seggiovia, con vagonetti chiusi biposto, avrebbe collegato le Fonti a S. Lorenzo in soli cinque minuti. Il costo stimato oscillava tra i 18 e i 20 milioni di lire, una cifra ingente per l’epoca ma giustificata dall’impatto potenziale sull’intera valle.

Il secondo tratto, da S. Lorenzo a S. Bernardo, si sarebbe sviluppato su 2.700 metri, prevedendo seggiovie aperte per offrire ai turisti una vista mozzafiato sulle montagne circostanti. Con una velocità di due metri al secondo, il viaggio avrebbe richiesto 25 minuti, trasformando il tragitto stesso in un’esperienza panoramica unica.

Una valle che investe su sé stessa

A rendere unico il progetto non fu solo la portata tecnica, ma il coinvolgimento diretto della comunità. Carlo Darioli si incaricò di raccogliere adesioni per finanziare l’opera attraverso l’emissione di azioni da 5.000 lire. Questa scelta non solo garantì la copertura dei costi, ma consolidò il legame tra la popolazione e il futuro della valle. Non era un semplice investimento economico: era un atto di fiducia collettiva nel potenziale di Bognanco.

L’obiettivo era chiaro: rendere la valle un punto di riferimento per il turismo alpino, attirando visitatori durante tutto l’anno. Con i suoi sentieri escursionistici, i panorami del Passo del Monscera e le terme rinomate, la Valle Bognanco aveva tutte le carte in regola per diventare una destinazione di primo piano. La seggiovia prometteva di abbattere barriere logistiche e di aprire le porte a un flusso turistico mai visto prima.

Il progetto della seggiovia non rappresentava solo una risposta pratica alle esigenze del turismo: era un simbolo di rinascita e progresso. In un’Italia che stava ricostruendo il proprio futuro, la Valle Bognanco divenne un esempio di come tradizione e innovazione potessero convivere. Con la sua combinazione di pragmatismo e visione, la valle dimostrava che anche una piccola comunità alpina poteva ambire a grandi traguardi, mettendo a frutto le sue risorse naturali e umane.

Nel 1951, mentre l’Italia si apprestava a entrare nel boom economico, la seggiovia della Valle Bognanco tracciava un percorso non solo sulle montagne, ma verso un futuro di crescita e modernità. La sua storia resta un monito e un’ispirazione per chiunque creda nel potere trasformativo delle idee audaci.

Una nuova Seggiovia per Bognanco 1951