«BOGANCODENTRO:
Ormai questo stabilimento è popolato da numerosi forestieri, attratti dall’aure fresche, pure e balsamiche e dall’acque salutifere. Il bravo nostro Caramati dirige alacremente i lavori per l’impianto della luce elettrica, che è in ritardo, causa una disgrazia. I dintorni si sono trasformati in bellissime aiuole e la natura fa pompa del suo abito di gala. La strada stessa si sta attivamente aggiustando sotto l’abile direzione del cav. De Antonis. Anche nella Trattoria dei fratelli Galletti vi sono parecchi forestieri. A tutti auguriamo prosperi affari».
L’OSSOLA N. 29, 13/07/1895
Il turismo in val Bognanco
Così cita il 29esimo numero dell’Ossola (1895), raccolto da Umberto De Petri nel primo di quattro volumi che ripercorrono le testimonianze storiche di Bognanco presenti nella Biblioteca Comunale di Domodossola.
Esattamente 127 anni fa, l’allora Prestino conosceva il pieno boom di turisti provenienti da tutta Europa. La novità e l’offerta rara e curativa avevano infatti instaurato un vero e proprio monopolio, attirando ingenti quantità di “forestieri” con conseguente impennata dell’economia dell’intera valle.
Ieri, come oggi, in una calda giornata estiva, l’attuale borgo di Fonti si presentava nel suo abito migliore: l’atmosfera descritta dipinge la stagione più matura, la vegetazione e il parco rigogliosi e l’impianto a pieno regime. A luglio, infatti, il ricambio di forestieri era altissimo; nelle strutture soggiornavano ospiti provenienti da ogni parte d’Italia e persino d’Europa, giunti per godere delle proprietà terapiche delle sorgenti, in particolare le acque della “San Lorenzo”.
Non molti giorni prima, come precedentemente descritto nel numero 28 dell’Ossola, erano cominciati i lavori stradali diretti dal geometra DeAntonis. L’investimento, spinto dal continuo afflusso di visitatori, era diretto a migliorare l’aspetto della valle per mantenere alta quell’economia. Anche le strutture ricettive e ristorative, le “Trattorie dei fratelli Galletti” citate nel testo, erano sorte attorno all’impianto termale.
L’ecosistema del borgo, dunque, vedeva nella struttura e nelle acque medicamentose il proprio “core business”. Gli hotel e i servizi ristorativi erano invece prodotti complementari, paralleli e di supporto. Nel complesso, si evince dall’articolo citato, l’algoritmo funzionava. E anche tanto. Il flusso dei forestieri era incessante, così come quello delle acque. La valle, che mezzo secolo prima era centrata sull’agricoltura di sussistenza e sull’allevamento, stava cambiando definitivamente volto, dedicandosi completamente al settore terziario e al turismo. Un percorso avviato nel 1863, con la scoperta di una piccola sorgente, catalizzatrice di una vera e propria rivoluzione per l’intera valle.